L'11 Novembre ricorre la festività di San Martino, riconosciuto come San Martino di Tours, città di cui viene eletto Vescovo nel 371. Ad esso è legata “la leggenda del mantello”, evento che determina la conversione del Santo al cristianesimo. Arruolato nell'esercito romano, si narra che in una gelida notte incontrò un mendicante seminudo a cui donò parte del suo mantello per ripararsi. La notte seguente gli apparve in sogno Gesù che diceva agli angeli: “Ecco qui Martino, il soldato romano che non è battezzato, egli mi ha vestito”. Al risveglio il mantello era ritornato integro. Questa circostanza cambia radicalmente la vita del militare e dopo aver lasciato l'esercito diventa monaco; successivamente viene proclamato Vescovo.

Il culto del Santo è presente in zona con l'intitolazione di alcune parrocchie come a Cannicchio (Pollica) o alla frazione di Laureana Cilento che ne porta anche il nome: San Martino. Oltre i confini storici del Cilento, invece, è protettore a Massascusa (Ceraso), contitolare con San Felice. Pur apparendo come un culto secondario, in realtà il suo legame con il territorio è ben più diffuso. In passato, infatti, diverse località recavano tale toponimo, alcune delle quali ancora vive nella memoria popolare. Documentata è l'esistenza nei secoli addietro di diversi altari consacrati alla sua figura, probabilmente sorti in funzione proprio della sua collocazione temporale. “A San Martino ogni mosto è vino” recita il noto proverbio, essendo questo il periodo in cui si porta in tavola il primo vino dell'annata. Inoltre, l'11 Novembre, come altre ricorrenze dell'anno, segnava la fine della “stagione produttiva” e costituiva un nesso fondamentale, poiché le stagioni meteorologiche non seguono il calendario astronomico e quasi mai la scansione del ciclo delle stesse è un riferimento per il ciclo produttivo: dalla semina alla raccolta, le colture erano inquadrate in specifiche ricorrenze scandite durante l'anno, ricorrenze sostanzialmente individuate in altrettante festività religiose.