Gli Incontri

S.Mauro C.to: incontro col regista Mario Martone

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Incontro Mario Martone nella sua bellissima casa a San Mauro Cilento ,dove il panorama di struggente bellezza, si accomuna alla visione del Maestro che mi dice: “Qui tutto è poesia,la collina che scende a picco fino a incontrare il mare,un paesaggio che al tramonto mostra tutta la bellezza del creato,un silenzio che per me è un’oasi di felicità,abituato ai ritmi frenetici che la città mi impone”.

Poi con commozione ricorda l’amico Angelo Vassallo ,il sindaco pescatore che per primo gli aveva mostrato le bellezze di questa terra: “Angelo era un amico. Ricordo che in quel maledettissimo giorno di settembre del 2010, mi trovavo a Venezia per la presentazione del film: “Noi credevamo”. Un film per me importante, si parlava di Unità d’Italia, a ridosso delle celebrazioni dei centocinquanta anni dell’Unità, Angelo era un politico che sapeva coniugare benissimo la visione del futuro con le esigenze del momento,il gusto per il bello con la natura ,contro ogni tipo di abuso.

Facciamo un passo indietro,prima di parlare del suo ultimo film: “Il giovane favoloso”,lei decise di girare “Noi credevamo” nel Cilento.Come mai? Abbiamo girato molte scene nel comune di Pollica,ma anche a : S. Mauro Cilento, S. Maria di Castellabate, Ortodonico, Palinuro, Roscigno, S. Severino di Centola, Padula, Sala Consilina, . Il Cilento ancora non è stato toccato da quel tipo di violenza che affligge il Sud,parlo logicamente di grossi scempi edilizi. Il fatto che Pollica sia adesso protagonista di questo episodio ci deve far capire che non possiamo più stare fermi a guardare. Attendo con ottimismo gli sviluppi che la magistratura sta egregiamente compiendo sul caso Vassallo.  

 E’ stato impegnativo fare un film sul Risorgimento?Raccontare tutto il Risorgimento è impossibile. I quattro episodi su cui si snoda il film, che corrispondono ad altrettanti momenti di quel periodo storico, vedono protagonisti tre giovani cospiratori e rivoluzionari: Domenico (interpretato da Luigi Lo Cascio), Angelo (Valerio Binasco) e Salvatore(Luigi Pisani). È attraverso le loro vicende, i loro dubbi e le loro preoccupazioni che  provo a raccontare l'Italia di quegli anni. Il tutto è costantemente accompagnato dagli scontri tra i “padri della patria” e dall’insanabile frattura tra Settentrione e Meridione del paese.

Parliamo del Sud,con lei uomo fierissimo del Meridione,cosa è successo davvero con l’unificazione del 1861? L’Unità d’Italia si è compiuta grazie ai meridionali, o forse sarebbe più corretto dire che i meridionali dettero il contributo decisivo . Dopo l’impresa di Garibaldi, il Sud ricchissimo ,aiutò l’indebitato nord. Il Sud cadde in uno stato di subalternità economica in cui si trova ancora oggi. Il Parlamento piemontese introdusse nuove tasse solo da noi, per investire, almeno fino ai primi del ‘900, in bonifiche, strade, ferrovie, scuole solo nel Settentrione. L‘impresa”di Garibaldi è alla  base della cosiddetta questione meridionale perché prosciugò le ricchezze del fiorente Regno delle Due Sicilie e demolì un’economia promettente, minandone la rinascita.  Tutto questo è ormai innegabile e documentato, si può discutere sul dettaglio ma sicuramente non si potrà più mettere in dubbio  che  il Nord abbia  prosperato dal 1861 a oggi proprio grazie a quello che ho detto prima.

A lei ,Maestro Martone, le piace dare altre visioni o versioni della storia , che sia un’ epoca o un personaggio, racconta le ribellioni di ogni tempo , così è capitato anche per: “Il giovane favoloso”,il film che parla di Giacomo Leopardi? “Si,in effetti Leopardi è un ribelle, un uomo nato alla fine del Settecento quasi per caso poiché il suo pensiero era un pensiero mobile, che non apparteneva al suo tempo; ha una natura antica che però sa guardare molto in avanti. Tutto questo a partire dalla spinta che provava nello scrivere sentendo la propria anima, il proprio corpo gettato nella rete dei rapporti familiari, della società. Tutto quello che scrive Leopardi è autobiografico. È un poeta che parla a chiunque senta l'urgenza di rompere le gabbie che dall'adolescenza in avanti tutti noi percepiamo intorno: la famiglia, la scuola, la politica, la società, la cultura. Le mediazioni, le ipocrisie con cui siamo costretti a fare i conti lui non le tollerava e finiva per rompere queste gabbie una ad una rendendosi la vita, inevitabilmente molto scomoda. Leopardi parla a chiunque sia giovane, non solo anagraficamente, proprio per la spinta verso la libertà che lo caratterizzava".

Che connessione c’è tra i suoi ultimi due film: “Noi credevamo” e “Il giovane favoloso”,tutti e due ambientati nell’ottocento? Dopo Noi Credevamo non pensavo mai di fare un altro film sull'Ottocento, però dopo aver messo in scena a teatro le Operette morali, che è stata una grande sorpresa nel rapporto con il pubblico, ho capito che c'era la possibilità con la scrittura di Leopardi di parlare agli spettatori di oggi. Ho scelto di tenere aperto il cantiere e ho pensato che ci fosse spazio per un altro film ottocentesco di approccio però completamente diverso. Noi credevamo era un film storico e affrontava temi radicalmente diversi rispetto a quelli che si usano per raccontare il Risorgimento, qui invece si tratta della descrizione di un'anima. Non occorre conoscere Leopardi o l'Ottocento italiano per vedere il mio film, basta anima e cuore perché Leopardi arrivi allo spettatore.

Lei ha realizzato lo scorso anno un progetto basato sul romanzo incompiuto di Pasolini: Petrolio. Decine di gruppi teatrali si sono confrontati con i materiali multiformi del libro e con la figura complessa del suo autore. Molti spettacoli sono oggi in giro per l'Italia, in varie iniziative che ricordano il grande autore a trent'anni dalla scomparsa. Come parla al presente la figura di Pasolini: poeta, cineasta, saggista e scrittore? Cominciamo con il dire che Petrolio è un libro incompiuto, composto da diversissimi materiali, che è del tutto impensabile affrontare nel suo insieme. Meglio affrontarlo come un dialogo;provare a fare con Pasolini esattamente quello a cui lui ti chiama, cioè a parlare e esporsi con lui con i propri gesti e pensieri. Per questo ho pensato ad un lavoro collettivo, a un modo per cui tutta una serie di artisti, anche diversissimi tra loro, affrontassero da diversi punti di vista i temi e gli spunti che sono presenti in Petrolio. Questo ha dato luogo ad alcuni mesi molto intensi, che si sono svolti a Napoli e che sono stati qualcosa come un fluire di esperienza; non c'era tanto l'idea di andare a teatro per vedere degli spettacoli, quanto piuttosto per mettere in moto il pensiero e l'esperienza. E dopo questa fase napoletana che mi ha dato grandissima soddisfazione,- moltissimi di questi lavori hanno continuato a vivere e a girare per l'Italia. Segno che c'era qualcosa di vitale, nel mio progetto sul libro.

Giusto per finire un saluto al Cilento e ai cilentani? Si ,con molto piacere .Qui ho tanti amici, mi rigenero e mi riposo per affrontare nuovi progetti. Questa terra va preservata e valorizzata. Per motivi di lavoro non sono presente come vorrei,ma mi fa sempre piacere tornare e immergermi nella natura di questi meravigliosi posti.

 

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