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La "macchina del fuoco", da fabbrica a museo


Per un piccolo paese quale era Agropoli, che per secoli ha trovato il suo sostentamento nell’agricoltura e nella pesca, quella della fabbrica di mattoni è stata forse l’unica realtà industriale (insieme a quella della lavorazione di fichi e del pastificio) che per circa novant'anni ha dato occupazione a tanti operai. La data della sua inaugurazione risale al 1880, e fu l’ingegner Vincenzo Del Mercato ad avere l’idea di far sorgere ad Agropoli una fornace che avesse prodotto mattoni per la costruzione di abitazioni e manufatti civili. Difatti dopo l’unità d’Italia, nel comprensorio salernitano, si verificò un incremento dell’attività edilizia; il nuovo Stato prevedeva la costruzione di importanti tronchi ferroviari che potessero collegare la Campania con il resto della penisola. Fu proprio la linea ferroviaria Napoli Reggio Calabria che indusse l’ardito ingegnere a far sorgere ad Agropoli l’industria dei mattoni utili per edificare case, ponti e caselli. Dopo accurate ricerche, si optò per costruire la fornace in località Campamento, a pochi passi dal Fiume Testene, poiché qui si trovavano grandi giacimenti di argille plastiche. Pian piano la piccola industria toccò picchi altissimi di sviluppo commerciale, distinguendosi nel vasto panorama delle imprese presenti nella Regione e finanche nazionali. La lavorazione consentiva di realizzare molti tipi di mattoni, quali rex, tegole, cannocchiali, proveri, quattro fori, tre fori ecc. 


La vecchia linea ferroviaria presenta molte infrastrutture costruite con i mattoni della fabbrica agropolese: come ad esempio i ponti in località Frascinelle, di Case Bianche, i Ponti Rossi di Lustra Cilento, Omignano Scalo (sul fiume Alento) e tanti altri ancora. Agli inizi del ‘900, il prodotto edilizio sfornato era conosciuto ovunque per la sua qualità e per la puntualità e la precisione della consegna di quanto richiesto. Il trasporto veniva effettuato via ferrovia ma soprattutto per via mare: in prossimità dell’attuale Lido Azzurro, presso la foce del fiume Testene, due velieri attendevano costantemente in rada per essere caricati del materiale prodotto.

Agli inizi degli anni cinquanta, l’industria passò sotto la gestione dei fratelli Giancamillo, Michele e Diego Del Mercato, che ben presto la cedettero nelle mani della Famiglia Lordi di Napoli. Dopo anni di gloriosa attività la fornace incominciò lentamente il suo lento e inesorabile declino: nuovi criteri di produzione, infatti, incominciarono a sostituire i vecchi processi di lavorazione. La dirigenza dell’industria invece di modernizzare l’azienda, optò di continuare la produzione secondo i vecchi canoni del mattone pieno fatto a mano, con l’ausilio di vecchi macchinari diventati ormai obsoleti e ben presto ci si accorse che il profitto copriva a stento le spese. L’anno 1970 vide levarsi al cielo l’ultima fumata della ciminiera che decretò la cessazione totale della quasi secolare attività dell’industria. 


La fabbrica di laterizi, però, potrebbe presto tornare al suo antico splendore. Non più per la sua attività produttiva di mattoni bensì come museo, così come nelle intenzioni dell'Amministrazione comunale. Un'anteprima di come potrebbe divenire presto la fornace, si è già potuta ammirare durante la mostra "La macchina del fuoco" tenutasi lo scorso aprile. (Visualizza l'archivio fotografico)

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