Cultura

Alla scoperta degli antichi popoli: Sant’Angelo a Fasanella (2^ parte)

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“Gens antiquissima Italiae” li definiva lo storico latino Plinio il Vecchio E' ben noto come nel panorama della Protostoria Italiana il Cilento interno costituisca un'area di grande interesse per la comprensione dei complessi sviluppi legati al sorgere e all'affermarsi delle più antiche culture. Tuttavia, se alcuni siti rappresentano a tale riguardo un irrinunciabile caposaldo, molto lacunosa è insoddisfacente è la documentazione relativa a una grossa fetta del nostro territorio da imputarsi all'assenza di una indagine programmata ed esaustiva. 

Ciò nonostante le evidenze ci sono e ad esser sinceri sono molto interessanti, tali da conferisci un quadro dinamico del territorio in particolare nel corso del Bronzo Medio soprattutto per il ruolo importante che riveste in questo periodo l’economia dell’allevamento con i suoi spostamenti per la pratica della transumanza. Sotto la lente viene posto il comprensorio che corrisponde al comune di Sant’Angelo a Fasanella, un sito ricco di testimonianze ma purtroppo ai più misconosciuto. Si tratta di un piccolo viaggio alla scoperta di quei luoghi abitati in un remoto passato ma che ancora oggi assumo un fascino del tutto particolare.

Costa dell’Elce Parliamo, in questo caso, di un insediamento all’aperto dell’Età del Bronzo Medio e Recente. Nello specifico l’insediamento di Costa dell’Elce è stato rinvenuto nel 1964 grazie principalmente al lavoro svolto dal 1962 al 1964 dal gruppo “Eugenio Boegan” di Trieste. La stazione preistorica è situata a circa 2km dal paese di S. Angelo a Fasanella, a 600m. s.l.m., su di un dosso arrotondato, lungo la strada che da S. Angelo a Fasanella conduce a Corleto Manforte. Il sito occupa una posizione elevata a guisa di sperone, su di una lunga ed irregolare scarpata rocciosa che degrada verso la sottostante vallata percorsa da diversi torrenti, il principale dei quali è il Celline. Il dosso, poi, parzialmente isolato dal resto della scarpata anche da due piccoli torrenti, è caratterizzato da numerosi spuntoni rocciosi, a tratti ricoperti da una debole coltre di terra rossa. Il materiale archeologico rinvenuto, come precedentemente detto, risulta ascrivibile all’Età del Bronzo Medio e Recente. Affioranti dal terreno, infatti, o a qualche centimetro di profondità, nei punti in cui la terra rossa si trova accumulata in piccole sacche, giacevano numerosi frammenti ceramici d’impasto, alcuni dei quali, raccolti con cautela, hanno consentito anche la parziale ricostruzione di due vasi. I rinvenimenti vascolari, sono in impasto prevalentemente bruno-rossastro, ma anche d’impasto bruno-nerastro dalla superficie lucidata. Tra i numerosi reperti, i più significativi risultano essere ciotole a corpo arrotondato, scodelloni ampi e bassi con anse verticali costolate ad anello nastriforme, ciotole e tazze carenate, grandi olle dalle pareti spesse con l’orlo molto svasato, un vaso “cipolliforme” dall’impasto bruno con ansa verticale nastriforme a margini rilevati, grandi vasi con cordoni ad impressioni digitali applicati sotto l’orlo. Molti di questi vasi sono decorati con motivi a nastri punteggiati curvilinei, lineari o angolari sul corpo e con motivi punteggiati a scacchiera. Alcuni di essi presentano larghe incisioni ad onda, trangolari o a spina di pesce, altri sono ornati ad intaglio con motivi triangolari o a goccia. Significative, poi, sono anche alcune anse verticali ad anello e nastriformi, una delle quali con margini rilevati, apici revoluti e foro triangolare, altre con costolature. Ci si augura che le indagini ricognitive riprendano al più presto e che ci si attivi per fare in modo che questa località divenga accessibile e fruibile a tutti poiché possiede tutte le caratteristiche per poter essere a giusta ragione ritenuta uno dei più significativi siti della nostra provincia.

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