Politica

Agropoli: lettera aperta del consigliere Pippo Vano


Dopo cinque anni addio a Rifondazione Comunista

Dopo cinque anni di attiva militanza, il consigliere comunale di Agropoli Pippo Vano lascia Rifondazione Comunista. La decisione è lui stesso a comunicarla attraverso una lettera aperta di seguito pubblicata. "Dopo cinque anni ha termine la mia adesione al Partito della Rifondazione Comunista. Non rinnoverò la tessera. Decisione pensata e maturata nel tempo, a partire da quel litigioso Congresso di Chianciano, il cui esito non mi aveva lasciato sereno. Lo sono incredibilmente ora. Cinque anni fa Rifondazione era una “casa” in movimento.  Un partito aperto, che aveva intercettato e conquistato le speranze, la voglia di fare, l’entusiasmo, la passione di tanta gente onesta. Un partito che provava ad elevare un ponte verso quel mondo di giovani e di società civile ancora troppo lontani dalla politica. Un partito dai tanti difetti, forse troppi, spesso chiacchierone, patetico, inconcludente, ma onesto, vivace e critico. Prendevo attivamente parte ad un progetto politico, a livello locale come a livello nazionale, che iniziavo a sentire mio. Quello di un partito di lotta che si poneva come parola d’ordine e di azione quella di “rifondare”. Rifondare un’idea del mondo, un’agire politico che avesse come obiettivo la liberazione di tutti gli uomini dal bisogno, proprio perché uomini. Che cos’è il comunismo nel XXI secolo, se non questo? Un progetto, un’idea stava nascendo quando decidevo di iscrivermi. Mentre il fragile governo di centro sinistra faceva a pezzi, giorno dopo giorno, le speranze dei suoi elettori, e mentre i dirigenti Ds e Margherita ponevano le basi della rovina di un’altra bellissima idea (il PD), Rifondazione timidamente poggiava lo sguardo oltre i propri recinti. Sinistra unita e plurale, erano le parole d’ordine. Sinistra di popolo, si reclamava. Un progetto che nelle intenzioni doveva consegnare a questo Paese una Sinistra degna di questo nome. Un partito grande, aperto, a vocazione maggioritaria, maturo per governare e che conosce il valore dell’opposizione. Era per me una gioia poter contribuire, nel mio piccolo, alla costruzione di tutto questo. Perché in tutto questo, Rifondazione aveva deciso di essere un mattone fondamentale. Ma, ahimè, ho dovuto cozzare contro l’incredibile capacità della sinistra tutta di questo paese di gettare al vento le idee più belle, di collezionare (ben prima delle sconfitte) un impareggiabile stuolo di delusioni. E così, mentre il partito dei sindaci (il PD) rantola di fronte alle accettate inferte dalle proprie correnti, la sinistra di questo paese è fuori dal Parlamento, spaccata più che mai, dopo il “liberi tutti”, segno inequivocabile di come la logica degli apparati abbia gestito quel timido progetto (Sinistra Arcibaleno), dal giorno successivo le elezioni. La cronologia non basta ad evidenziare la distanza siderale che ci separa da quel diluvio di Aprile 2008. In mezzo ci stanno un Congresso che decretò la spaccatura del partito con la fuoriuscita di Vendola , una crisi economica, prodotto di questo capitalismo malato, alla quale la sinistra non sa rivolgersi come dovrebbe e Rifondazione che viene rispolverata da un’ amalgama mal riuscita di “dirigenti” in nome di autonomia, autosufficienza, comunismo. Non mi ritrovo più, per quanto espresso dalla segreteria. Questo non è il partito che ho conosciuto cinque anni fa. Nossignori. “C’è bisogno di comunismo, c’è bisogno di Rifondazione”, recita lo slogan per la campagna di tesseramento, cui non prenderò parte. Rifondazione comunista. Questi due termini che si completano, che spiegano a vicenda il senso dell’esistenza di questo partito, non bastano più. Non è con i recinti identitari che risaliremo la china. Non è contando la percentuale di comunismo presente in ognuno di noi che ricostruiremo questo partito inchiodato al 2 % e che sembra stia per essere spazzato via. In questo Paese, prima che di comunismo, c’è un disperato bisogno di sinistra. E’ proprio una rifondazione quello di cui abbiamo bisogno. Rifondazione di una sinistra credibile, una sinistra che ricerchi domande a cui dare nuove risposte, una sinistra che ritrovi se stessa tra le infinite ingiustizie del nostro tempo. Potete rilasciare certificati di fedeltà al comunismo, rifugiarvi negli angoli bui di un identitarismo suicida, orgogliosi e gelosi della falce e martello. Ma la strada che avete scelto è la fine della rifondazione. Farà sorridere i più, questa “spartizione dell’atomo”. Ma l’ho detto, sono sereno. Non credo più nei partiti, oramai ridimensionati a meri covi e congregazioni, luoghi chiusi fatti di generali e caporali , ordinati e fedeli al “capo”(segretari di federazione e di circolo). Dove più che stimolare l’idea, la riflessione e l’azione militante, si stimolano ambizioni personali, miserabili e limitate. Continuo da dove ho cominciato, non mi sposto di un millimetro. Con una parte della società civile, che non vuole dire signorsì, è in costruzione e costituzione un gruppo di affinità, un collettivo territoriale che si propone di realizzare iniziative sociali e politiche con lo scopo e l’idea che il contributo di ogni compagno sia indispensabile per realizzare un progetto partecipato e innovativo di Sinistra. Il Movimento politico costituendo intende lavorare per l’unità della Sinistra, ponendosi come spazio libero di confronto e di elaborazione , in cui i cittadini e militanti di sinistra possano dire la loro sul percorso che ci troveremo a fare insieme. Uno spazio dove ricercare forme nuove di fare politica, di idee per una sinistra, nuova forte e unita. Vogliamo essere un luogo in cui sia possibile raccogliere idee e incrociare esperienze e preferiamo far riferimento al nostro lavoro con uno spazio, con una sigla. Abbiamo scelto di promuovere le nostre iniziative dandoci un vero e proprio nome. L’affermazione della sinistra dovrà essere sostenuta dal contributo di tutti, tutti quanti dovremo poter dire quale sinistra vogliamo e tutti quanti saremo promotori e garanti della crescita di una Sinistra nuova ed unita. Rifondiamo la sinistra. Rifondare ancora, e la motivazione è sempre la stessa: mantenere una promessa non mantenuta. Pippo Vano"

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