Attualita'

Agropoli: il Principe Alduino visita il Lancellotti ranch


Nei giorni scorsi, il Lancellotti Ranch ha avuto l'onore di ospitare il principe Alduino Ventimiglia di Monteforte Lascaris, un nobile siciliano successore della dinastia normanna e imparentato con il sovrano indicato nella storia quale “stupor mundi,” ossia Federico II di Svevia. Difatti un suo antenato andò in sposa a Emma, una figlia dell'imperatore. Oggi vive in Toscana, dedicandosi alla falconeria, ossia l'addestramento dei falchi alla caccia, arte sulla quale lo stesso Federico scrisse addirittura un trattato. Quando nel 1208 a soli 14 anni Federico II fu incoronato, di falchi ne aveva duecento; per Lui la passione per questi rapaci è iniziata a soli 6 anni, sugli sbalzi delle Madonie, le grandi montagne della Sicilia. Laureato in Agraria e in zootecnia degli equini, dopo l'avventura dei fiori nelle serre del Ragusano e il servizio militare al Centro allevamento e rifornimento quadrupedi di Grosseto, dove è iniziata la passione per il Cavallo di Persano, il principe si è stabilito in Toscana, fondando l’Accademia italiana cavalieri di alto volo". Proprio la grande passione per i cavalli lo ha indotto a intraprendere pazienti e minuziose ricerche durate anni e anni per individuare quelli dell'antica razza di Persano, già selezionata da Federico II, quale l'unica specie italiana riconosciuta a livello internazionale, per poi essere fondata ufficialmente da Carlo III di Borbone cinquecento anni dopo dopo, precisamente nel 1762. E' stato il principe Alduino a lanciare l'allarme, circa la pericolosità dei ripetuti incroci soprattutto con i purosangue inglesi, che avrebbero inevitabilmente causato con il tempo la scomparsa definitiva dei caratteri genetici della specie che ancora oggi comunque, è da definirsi in pericolo d'estinzione”.“ Anche nel periodo aureo del cavallo di Persano, non vi erano più di duecento fattrici,” esordisce il principe Alduino Ventimiglia” proseguendo: “ era infatti un piccolo allevamento di grandissima qualità che ha influenzato tutta la Piana del Sele e non solo: in tutt'Italia infatti troviamo negli allevamenti il sangue del cavallo di Persano. Pochi cavalli dunque, ma di altissimo pregio e che ancora oggi non superano il centinaio di esemplari. Il cavallo senz'ombra di dubbio è una delle limpide espressioni della cultura e della storia di un popolo ed è un fatto grave il non aver considerato la grande valenza storica e l'enorme impatto che questa razza equina possiede ancora nella Piana del Sele e fra i suoi abitanti. Non dimentichiamo che la valorizzazione del cavallo di Persano nasce con Federico II negli anni precedenti al 1250, per poi proseguire nel tempo: il discorso del cavallo di Persano, razza di derivazione orientale, inizia intorno al 1740 con Carlo III di Borbone, anche se abbiamo documentazione del millecinquecento che ne attesta già l'appartenenza ai nobili d'Aragona. E' un fattore questo molto importante che pone questo territorio italiano al primo posto per quanto riguarda la cultura e la qualità dei cavalli e la loro proiezione futura, perchè non ne esistono altri che vantano una tradizione storica e che possono essere paragonati a questi della Piana del Sele. Parlare poi di Federico II per il Principe Alduino Ventimiglia è sempre una grande responsabilità: “ E stato un grande sovrano che da una parte non è stato compreso, soprattutto dal mondo ecclesiastico e neanche dalla maggioranza del suo popolo: si può dire comunque che Egli sia stato un lontano precursore dell'Europa unita e fautore di un modello di Stato moderno e a passo con i tempi. Fu un grande cultore delle arti e delle scienze, un fervido ricercatore che si sforzava di trovare sempre una risposta ai molteplici interrogativi che caratterizzano la nostra esistenza. Fu un grande appassionato di cavalli ed esperto falconiere. E' una disciplina questa che ben si addice al carattere e al temperamento del potente sovrano, in quanto prima di essere una passione e un diletto è essenzialmente una filosofia di vita: riuscire a governare un falco che vola libero nell'aria ottenendo la sua amicizia e collaborazione è difficilissimo e come diceva Federico “ niente di più bello, niente di più difficile”. Sul significato di questo teorema, Egli pretendeva dai suoi che i suoi collaboratori fossero diventati tutti falconieri, non tanto per la passione e il piacere di cacciare con questa tecnica, ma più per altro perchè tale esercizio contribuiva ad elasticizzare la mente rendendola duttile ed efficace, pronta ad assumere decisioni immediate senza esitazioni. La falconeria infatti non ammette errori di valutazione e di ragionamento e si basa soprattutto nell'abilità di concentrazione e sullo studio simultaneo delle decisioni da intraprendere per mantenere vivo il contatto e il dialogo con l'amico alato che, dal cielo, obbedisce ai comandi impartiti. Il vero segreto comunque sta nel riuscire a far credere all'amico alato che sia esso a comandare l'uomo” . Solo allora vi sarà un totale rapporto di fiducia e di amicizia. Riguardo il Trattato sulla Falconeria scritto da Federico, esso è essenzialmente uno studio filosofico, oltre che scientifico ed ornitologico e, che ancora oggi ha valore universale a cui fanno riferimento tutti i falconieri, perché in esso vi è la concezione dell'Universo in cui Dio è al centro e prima di ogni cosa”. Un'ultima dichiarazione il principe la dedica all'ottima accoglienza ricevuta ad Agropoli dalla direzione del Club Lancellotti, sperando di ricambiare al più presto nella sua terra in quel di Grosseto l'ospitalità offertagli, considerato anche che ha promesso di ritornare presto. Visibilmente emozionato il proprietario del Ranch Giampiero Lancellotti che ha ospitato il principe Alduino Ventimiglia: “Siamo onorati e gratificati della presenza di quest'illustre personalità, nelle cui vene scorre il sangue di chi ha scritto la storia. Ma lo stimo anche perchè ,come me e tanti altri, nutre un'immensa passione per i cavalli e si batte per la loro valorizzazione e tutela. Spero che le nostre strade non si dividano, ma che possano invece contribuire alla nascita di un progetto comune che possa dare un'ulteriore impulso al processo di rilancio della disciplina equestre, perché il cavallo è un patrimonio da difendere ed è parte integrante nella storia e nelle tradizioni di ogni popolo” . Vincenzo D'Andrea - InfoAgropoli

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