La querelle tra l'avvocato Vico Vicenzi, proprietario della casa del guardiano del faro di Agropoli e l'ex sindaco Antonio Domini, va avanti. Dopo le accuse di Vicenzi a Domini, di aver tentato l'acquisto della struttura da un soggetto che non ne era più il proprietario (lo Stato), e la risposta di Domini che si giustificava sottolineando che il pagamento del prezzo era mera esecuzione di una delibera del precedente sindaco Paolo Serra, arriva una nuova replica del proprietario della struttura: <<Rispondo al sig. Domini non con spirito polemico ma per il rispetto che si deve alla verità dei fatti>> - esordisce Vicenzi.
<<Il "profondo rammarico" che egli esprime per "la decisione di assegnare la casa del guardiano del Faro non al Comune ma ad un privato", sembra non tenere conto del fatto che gli atti giudiziari non sono atti politici (liberi nel fine), ma di giustizia: vincolati, cioè, dalle risultanze processuali e dal diritto, in conformità al principio del giusto procedimento.
Il sig. Domini non ha evidentemente neppure letto la sentenza del Consiglio di Stato che ha posto fine, nel dicembre del 2009, ad un'annosa vicenda tra il Ministero delle Finanze (e non il sottoscritto, mero controinteressato) ed il Comune di Agropoli, affermando, contrariamente a quanto sostenuto dal Comune, che la delibera della Giunta non fosse esecutiva di una precedente delibera del Consiglio ("una giusta delibera dell'amministrazione Serra", dice Domini), in quanto quest'ultima aveva "carattere meramente programmatico" e necessitava, proprio per ciò, di una apposita delibera del Consiglio, una volta noto il prezzo del cespite patrimoniale.
In base alla legge - prosegue Vicenzi - la competenza a deliberare l'acquisto di un bene immobiliare spetta esclusivamente al Consiglio e non alla Giunta.
Sicché, non solo la somma di 131.000,00 ca. è stata corrisposta dal sindaco Domini ad un soggetto che da anni non era più proprietario - il Demanio - (e quindi non disponeva del bene), ma in assenza di una "apposita" delibera consiliare che a ciò lo autorizzasse.
Questi sono i fatti che, almeno fino a querela per falso, non sono controvertibili.
Quanto, infine, all'"invito" all'attuale Sindaco ad avviare rapidamente la procedura espropriativa, sorprendendo forse lo stesso Domini, dichiaro di concordare con il suo auspicio (anche perchè onestamente stanco di contrastare, ancora una volta e probabilmente con successo, le iniziative comunali), atteso peraltro che, com'è noto, l'indennità per il bene oggetto dell'esproprio deve essere determinata nella misura più vicina possibile "al prezzo di mercato".
Mi domando, però, - e non "a tutela degli interessi di un singolo" ma piuttosto, ed in modo più concludente, di quelli dei cittadini di Agropoli ! - quanto la collettività, a conti fatti, sia disposta a pagare per un bene patrimoniale che deve essere quasi integralmente restaurato - che non è il Faro, ma l'alloggio, sempre più fatiscente, dell'ex fanalista - e quanto ciò effettivamente corrisponda al pubblico interesse.
Potrebbe sembrare, al contrario, espressione di accanimento nei confronti di un privato cittadino, peraltro italiano, anche se non di Agropoli, la cui unica colpa sarebbe stata quella di aver partecipato ad una pubblica gara per la vendita di un bene che il Comune non aveva ritenuto di acquistare direttamente dal Demanio, in vari anni precedenti, come prevedeva la legge, per una somma inferiore quasi della metà (112 milioni di lire ca., secondo la valutazione effettuata nei primi anni '90 dall'UTE) e, purtroppo - conclude Vico Vicenzi - di esserselo aggiudicato.>>