Per combattere la crisi economica e il calo di turisti nel Cilento, la Regione ha pensato di realizzare un campo da golf. Un progetto che farà discutere e per il quale per Palazzo Santa Lucia ha destinato al Consorzio di Bonifica Velia, ben 15 milioni di euro. Il campo verrà realizzato sul fondo Foresta di Castelnuovo Cilento. Lobiettivo dellintervento è quello di aprire il Cilento a un turismo di qualità medio-alto e favorire le strutture alberghiere dellintera area. «La realizzazione del campo da golf - ha sottolineato il vicepresidente della Regione Campania, Antonio Valiante - costituisce un intervento infrastrutturale importante per la riqualificazione dellofferta turistica del Cilento dove fino ad oggi il tursimo è stato prevalentemente di tipo balneare per gruppi di famiglia a basso reddito».
Anche ad Agropoli, lidea dellamministrazione comunale è quella di costruire un villaggio turistico e un campo da golf nellarea compresa fra Moio e il Vallone. Gli ambientalisti apertamente contrari alliniziativa, continuano la loro raccolta di firme per salvaguardare Trentova: villaggio e campo da golf andrebbero a deturpare lambiente. Ma dallamministrazione rilanciano: il villaggio sorgerà in località Moio, non a Trentova, e un campo da golf costituito per lo più da ampi spazi verdi non può deturpare lambiente.
Prati, boschi e laghetti, sono questi gli elementi che solitamente caratterizzano i campi da golf. Niente di meglio per salvaguardare lambiente si potrebbe sottolineare. In realtà in tutto il mondo, sale il coro di protesta contro i campi da golf che, secondo gli ambientalisti, non sono assolutamente ecocompatibili.
La crescita dei tappeti erbosi negli ultimi 20 anni e stata davvero enorme e incontrollabile: nel 1985 i campi nei paesi della European Golf Association erano 2900, adesso (dato 2002) sono 5.900. Il numero di appassionati e stimato oggi in 70 milioni, dei quali 5.6 milioni di persone in Europa e 3 milioni e mezzo di questi iscritti regolarmente ad un club.
Ogni campo si porta via in media cinquanta ettari, solo nel vecchio continente, stiamo parlando, di oltre 300.000 gli ettari di terreno adibiti a percorsi colorati di verde e pieni di buche. Con laumento esponenziale dei campi se ne vanno dunque spazio, terre e acqua, ma la valutazione dellimpatto ambientale rimane ancora un optional ecco spiegato come le opposizioni crescano e si organizzino.
I cittadini cominciano a riunirsi in comitati, con (o senza) laiuto di associazioni e raramente di qualche esponente politico locale e iniziano cosi a far sentire la loro opposizione al boom dei green. I motivi di dissenso e preoccupazione non mancano.
Ma come mai i campi da golf fanno paura ? Per quali motivi in tutti i continenti dei cittadini arrivano ad opporsi, anche duramente, alla diffusione esponenziale di questi nuovi terreni da gioco?
Le risposte sono varie e differenti a seconde dei continenti e dei siti, ma ritrovano notevoli punti in comune e similitudini. Tra queste sicuramente il legame intrinseco di tutti i progetti con operazioni immobiliari (spesso speculative), le problematiche riguardanti lutilizzo dacqua, eccessivo consumo necessario alla manutenzione della struttura (molte volte proposte in zone siccitose), rischio di salinizzazione della falda nelle zone costiere e possibile inquinamento da pesticidi. Altri motivi di forte opposizione sono il potenziale pericolo per le aree di alto valore naturalistico (boschi, foreste, laghi e zone umide) e il conflitto con le attività economiche preesistenti (agricoltura e allevamento in particolare).
Andrea Atzori, giornalista pubblicista, esperto in questioni ambientali, ha svolto unanalisi per verificare pro e contro della costruzione dei campi da golf:
CONSUMO DACQUA
Ma quanto consuma un campo da golf?
Per il prof.Vittorio Gallerani dellUniversità di Bologna Il campo da golf necessita di una notevole mole dacqua irrigua per mantenere unadeguata crescita della vegetazione nelle aree di gioco(Agrobusiness Paesaggio Ambiente nn.2-3 1997/1998).
Ogni campo da golf, tipo medio, a 18 buche, secondo stime dellAssociazione Europea del Golf, consuma in media 2.000 metri cubi di acqua al giorno. Ovvero ogni 24 ore un percorso si beve la stessa quantità dacqua consumata da un paese da 8.000 persone.
Questo dato diventa uno schiaffo, al 1 miliardo e 400 mila persone nel mondo che non hanno accesso allacqua potabile
Luso dellacqua per il golf dunque oltre ad essere considerato una sorta di lusso insopportabile tra i consumatori, anche per alcune norme legislative sembrerebbe essere non ammesso. >Lungo le Coste il rischio è maggiore:
Per quel che riguarda i siti di percorsi golfistici costieri o in prossimità del vi e un ulteriore potenziale secondo rischio ambientale. Quando non viene utilizzata lacqua di acquedotti, dighe o condotte spesso i promotori del golf si vantano di essere autosufficienti per lapprovvigionamento idrico attraverso lutilizzo di propri pozzi. In questo caso viene ignorato o quantomeno trascurato che le trivellazioni per pozzi sono causa diretta e inequivocabile di unaumento della percentuale di sale nellacqua nelle falde idriche preesistenti. Si tratta del cosiddetto fenomeno di salinizzazione delle acque potabile e per uso civile, situazione ben conosciuto in tutte le aree predesertiche- mediterranee , studiato ampiamente nelle sedi universitarie.
Come accennato inoltre, il golf non arriva quasi mai da solo dunque nei siti in prossimità del mare limpatto va valutato globalmente, non solo per il singolo percorso, ma anche per ciò che riguarda i suoi annessi (dichiarati o meno) di strutture urbane: villette, opere di urbanizzazione e quantaltro.
I COSTI : REALIZZAZIONE, GESTIONE DEI CAMPI
Anche questo e un aspetto volutamente trascurato dai proponenti una nuova struttura. Linvestimento necessario per la realizzazione di un nuovo campo da golf si aggira intono agli 8-10 miliardi di vecchie lire e molto spesso la gestione da sola non e in grado di coprire le spese di manutenzione. In tempi di magra economica comunque i circoli e le società proponenti un progetto sono comunque alla ricerca o dei grimaldelli giusti per poter attingere da un finanziamento pubblico a fondo perduto. Leggi regionali, nazionali e fondi europei sono già state usate in molti casi a questo scopo. Iperattive due regioni su tutte: l Emilia Romagna e la Sardegna.
La prima ha regalato per legge negli anni 90 4 miliardi di vecchie lire a costruttori del golf e la seconda questanno e andata a concedere, sempre per legge, più di 900.000 euro a due gestori (vedi paragrafo dedicato alla Sardegna).
Ogni progetto di percorso da golf e quasi sempre accompagnato, prima o dopo, dalla realizzazione di residence e villini.. Questa realizzazione si rende necessaria quando limpianto viene realizzato quando viene proposto in località distanti dai grossi centri (ovvero quasi sempre)e la motivazione economica e quella di garantire un ritorno economico dei notevoli investimenti necessari alla realizzazione delle stesse strutture.
Negli Usa il 40% dei circoli sono passati dalla gestione privata a quella pubblica per problemi economici. Il rapporto tra numero di iscritti e circoli indica in generale un dato elevato di numero di campi per giocatori.
In Italia i golfisti tesserati sono 56.000 per 262 campi con una media di 214 giocatore per campo contro i 2.000 giocatori per campo degli USA e i meno di 1.000 per Olanda e Giappone.
Dunque ciò spiega il perché numerosi club sono minacciati di fallimento. Come esempio può essere citato il fallimento del club di Schladming in Austria con 21 milioni di vecchi scellini di debiti.
Per cercare di smentire la convinzione comune che lo considera per eccellenza lo sport délite, e in corso uno sforzo da parte delle federazioni golfistiche e loro fiancheggiatori. Probabilmente allo scopo di poter attingere ancora di più soldi dai fondi pubblici, per ripianare gli alti costi di realizzazione e gestione, si cerca di presentare il golf come disciplina aperta e alla portata di tutti .Ma quando si vanno a vedere i costi di iscrizioni ai circoli i prezzi di una mazza una risulta davvero difficile sostenerne la sua accessibilità popolare.
Contemporaneamente la Federazione Internazionale del Golf si batte invano per cercare di inserirsi allinterno dei Giochi Olimpici. Fin ora il CIO, Comitato Olimpico Internazionale e riuscito a respingere le forti pressioni e il golf rimane ancora oggi fuori dalle Olimpiadi.
Purtroppo oggi in Italia non esiste alcuna obbligatorietà di Valutazione dImpatto Ambientale sui progetti di nuovi campi da golf che al contrario, come dimostrato da molti studi producono di per se un notevole impatto sullambiente che andrebbe valutato prima di poter realizzare la struttura.
A sottolineare la necessita dinclusione nella lista di progetti da sottoporre a VIA (Valutazione dImpatto Ambientale) vi e la stessa CIPRA, la Commissione Internazionale per la protezione delle Alpi.
Gli impatti generali connessi alla realizzazione e al mantenimenti dei campi da golf sono: grandi movimenti terra, sottrazione di terreno agricolo e forestale, distruzione del paesaggio naturale, bonifica di aree umide per creare campi da gioco, laghi artificiali ,ecc.: interruzioni nelle vie idrologiche esistenti ;di conseguenza si possono verificare erosione e inondazioni. Nei climi umidi, luso di pesticidi per la manutenzione del green può comportare il rischio di inquinamento idrico; non si dovrebbero adibire a campi da golf le aree interessate da sorgenti, i terreni sabbiosi, le aree con falda idrica fluttuante..>>
In una procedura dinfrazione del diritto comunitario contro lItalia, riguardante un campo da golf in Sardegna (di cui parleremo dopo specificatamente), e direttamente lUnione Europea nel 2001 che mette in guardia a proposito del possibile impatto ambientale del green. Nel documento daccusa si legge <<..la Commissione Europea ritiene che il campo da golf abbia un impatto significativo sul sito. Questo impatto e idoneo a mettere in pericolo il mantenimento del sito in uno stato favorevole di conservazione, e pertanto, dato che il sito in questione contiene habitat prioritari (che risultano alterati in modo sostanziale) >>
Andrebbe quindi sicuramente introdotta lobbligatorietà di sottoporre i percorsi golfisti di più di 9 buche alla procedura amministrativa di Valutazione dImpatto Ambientale.
PESTICIDI
Anche in questo delicato settore non mancano i tentativi di mascherare i possibili pericoli dellutilizzo di diserbanti e pesticidi per la manutenzione dei greens. Gli sforzi propagandistici, bisogna riconoscerlo, delle varie Federazioni golfistici sono notevoli e hanno cercato di coinvolgere in questi anche alcune associazioni ambientaliste, enti e istituzioni. Il tutto per cercare di fugare i pesanti dubbi sui rischi di inquinamento di risorse idriche, faunistiche e vegetali in prossimità dei percorsi sportivi.
Interessante e dettagliato a proposito dei rischi sanitari da pesticidi, il rapporto del Procuratore generale di New York Elliot Sptizer a proposito del campi di Long Island.
Per il settimanale New Scientist un campo da golf in Giappone su un campo si impiegano mediamente una tonnellata e mezzo di prodotti chimici allanno una quantità superiore di 8 volte quella utilizzata per i campi da riso. Stima inferiore viene fatta dal Journal of Pesticides Reform che si ferma a 750 chili per anno in un campo standard negli Usa.
Uno studio del Sport Turf Research Institute lancia lallarme sul sovradosaggio dei fertilizzanti a base di fosfati tanto da scrivere <<il terreno in certi casi potrebbe esere venduto direttamente come concime chimico>>.
La tattica seguita ora da club e società golfistico-immobiliari anche in Europa e quella dotarsi di codici volontari per poter vantare patenti pseudo-ecologiste. Lo scopo dichiarato eda una parte di cercare di rifare il trucco ad unimmagine non positiva del golf e dallaltra, più concretamente, accelerare autorizzazioni degli enti pubblici e cercare di superare le opposizioni locali.
Una sorta di decalogo delle buone intenzioni e stato redatto nel 1997 dallAssociazione Europea del Golf insieme ad Audubon International , arrivato poi alla sigla di una dichiarazione comune: Valderrama del 1999. Pura e semplice operazione dimmagine tanto e vero che mai si parla di inserire i campi da golf nellelenco di opere da sottoporre obbligatoriamente alla Valutazione dImpatto Ambientale.
In Danimarca i 135 campi da golf (il 40% del totale) che sorgono su terreni statali o comunali entro questanno (2003)dovranno adeguarsi ad un bando completo dei residui di pesticidi previsti che possono inquinare le acque di falda .Ciò e prescritto dalla normativa nazionale riguardante di questo paese, segno evidente di un problema esistente.
Sempre dagli Stati Uniti per cercare di ovviare alle critiche sulluso eccessivo di pesticidi nel golf, arrivano ora anche i prati biotech, a promuoverli, ma le proteste non si fiaccano. Anzi. la Società americana del paesaggio, insieme alleconomista new global Jeremy Rifkin, ritengo no che si cada a dalla padella alla brace e ha chiesto al Ministero dellAgricoltura di ordinare la sospensione dei test condotti dalle note multinazionali leader (fra le quali la Monsanto) delle coltivazioni geneticamente modificate.
I PARERI DI UN AGENZIA ONU E DEGLI AGRICOLTORI ITALIANI
Persino unagenzia specializzata delle Nazioni Unite che persegue la promozione della giustizia sociale e il riconoscimento dei diritti umani nel lavoro, lOIL (lOrganizzazione Mondiale del Lavoro), si esprime in maniera molto critica: La realizzazione di percorsi golfistici e stata un disastro in molti paesi (Filippine, Indonesia, etc) accentuando la penuria dacqua, attraverso lespropriazione di terre e la deforestazione , al punto di suscitare la nascita di un movimento internazionale di resistenza, il Global Antigolf Network(n.39 giugno 2001, magazine OIL, dedicato al turismo socialmente responsabile). A esprime preoccupazione in prima linea sono anche gli agricoltori italiani. Su un notiziario della Confederazione Italiana Agricoltori (CIA), una delle maggiori organizzazioni del settore, (Mondo Agricolo Veneto n.29 del 2001)si legge infatti che <<Il diffondersi del gioco del golf sta creando serie conseguenze allambiente.>>
Dunque malgrado apparenze e costose propagande patinate di verde, il golf si e rivelato nei fatti una disciplina ecologicamente insostenibile.
Ma in realtà, esistono anche campi da golf ecosostenibili: uno studio dellUniversità del Wisconsin-Madison, propone come rimedio per ridurre limpatto dei pesticidi usati nei campi da golf i pneumatici esausti. Esatto, si tratta di distribuire uno strato di pneumatici sotto il green, perché pare che la gomma sia in grado di assorbire i pesticidi evitando che questi finiscano nellacqua, pesticidi che verranno poi degradati dai microorganismi nel terreno. Così continuiamo a usare pesticidi e ci liberiamo degli pneumatici in un colpo solo. Personalmente lidea non mi attira così tanto.
Esistono poi campi da golf dove si riduce luso dei pesticidi o lo si sostituisce del tutto con metodi di lotta biologica o prodotti naturali, e dove invece di erba transgenica si usano specie autoctone, quindi più adattate a vivere in quel particolare ambiente e in quel particolare clima, che richiedono quindi meno cura e meno acqua per crescere. In alcuni si adottano anche altre misure, come ad esempio luso di vetro riciclato al posto della sabbia.