Appunti di storia

Agropoli, La proposta: Parco Fluviale Testene, Eco Sostenibile

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La Storia e le Inondazioni (Prima Parte)

Continua l'esposizione dell'Idea-Progetto “Agropoli 2020-Città Eco Sostenibile”. Dopo aver proposto il Borgo Antico come “Acropolis, Borgo-Museo all'Aperto, Eco Sostenibile” e C.da Marrota come “Cittadella dello Sport e del Tempo Libero, Eco Sostenibile” dedicherò questa terza parte al fiume Testene con l'Idea-Progetto: “Parco Fluviale Testene, Eco Sostenibile”.

Già nel lontano 1992 con un articolo pubblicato su “Il Mensile di Agropoli e del Cilento” n°11/12, ipotizzai la realizzazione di un Parco Fluviale. Quell'anno si discuteva animatamente di un progetto Regionale per la cementificazione del fiume Testene e scrissi:(...) e pur vero che qualcosa bisogna fare per evitare disastrose alluvioni ma solo un intervento oculato, come la creazione di un Parco Fluviale, ridarebbe serenità ai preoccupati residenti delle zone a rischio, consegnandoci un area tutta da godere e da vivere, salvaguardando, così, una delle poche bellezze naturali rimasteci”.

Il fiume Testene per molti secoli è stato ed è tutt'oggi l'incubo degli Agropolesi. Il suo regime torrentizio, che alimenta improvvise piene, ha arrecato nella vallata agropolese ingenti danni a cose e persone. Com'è possibile che in tanti secoli mai nessuno abbia tentato di arginare i danni provocati dal fiume Testene? Ancora più grave è il fatto che solamente nel 1890, grazie all'arrivo della linea ferroviaria, fu costruito il primo vero ponte sul fiume Testene, rompendo così il secolare isolamento via terra di Agropoli dal resto del Mondo. Emarginazione che ha limitato, irreparabilmente, il progredire della vita socio-economica di Agropoli. Ancora oggi, A.D. 2013, il fiume Testene, cerniera delle nuove aree urbane di Agropoli quali rione Marrota, zona 167, rione S.Marco, rione Lido Azzurro, etc. è portatore di numerose problematiche ancora irrisolte. Ripropongo l'Idea-Progetto “Parco Fluviale Testene”, ribadendo che il fiume Testene deve diventare una Oasi Verde nel centro di Agropoli, che coniughi la conservazione dell'ambiente naturale e la tutela della biodiversità, con lo sviluppo socio-economico del territorio circostante. La valenza turistica, la funzione economica, l'elevata accessibilità, le diverse opportunità di fruizione e la centralità Urbana saranno i punti di forza del Parco Fluviale Testene. Per la complessità dell'argomento, chiedendo ausilio ai numerosi documenti ritrovati, presenterò l'Idea-Progetto “Parco Fluviale Testene” divisa in tre articoli: Prima parte, La Storia e le Inondazioni; seconda parte, La Malaria e l'Inquinamento; Terza parte, Il Parco Fluviale.

La Storia e le Inondazioni

Anticamente il fiume era chiamato Foce e solo agli inizi del 1900 troviamo per la prima volta l'idronimo Testene. In origine, pur essendo a regime torrentizio, il flusso delle acque del Foce erano più intense rendendolo, in parte, navigabile. E' probabile che i Greci lo utilizzassero per i loro scambi commerciali con le popolazioni locali della vallata. Le prime notizie risalgono al periodo Romano con il borgo costiero Erculam edificato sul litorale (S.Marco) dal I°sec. a.C. al V°sec. d.C. La vita di questo borgo marinaro romano fu legata per molti secoli al fiume Foce che sfociava molto più indietro dell'attuale bocca. L'insabbiamento del porto ed il successivo abbandono di Erculam fece perdere al fiume Foce il suo valore strategico. Scrive il compianto professore, nonché Storico ed Archeologo, Piero Cantalupo nel suo libro “Acropolis” parlando di Erculam: “La sua vita fu legata proprio al fiume ed alla possibilità di approdo che esso offriva nel punto, più arretrato dell'attuale,in cui sfociava nel mare”. Menzionando la scomparsa di Erculam:“...nell'area di S.Marco di Agropoli si riscontrano in relazione alle rovine del Vicus depositi detritici, che sono evidenti risultati di fenomeni alluvionali dovuti all'azione torrentizia del vicino Testene”.

Nei secoli successivi il fiume Testene viene ricordato per le frequenti e disastrose inondazioni; per la Malaria, sconfitta solamente nel 1955; come Limes di confine via terra con il resto del mondo; e negli ultimi sessanta anni, per il suo inquinamento dovuto alla dispersione urbana di Agropoli. Nel 1881, dopo cinque anni di lavori, venne inaugurata in località “Campamento” la “Fornace”, fabbrica di laterizi dei fratelli Del Mercato, che ha dato lavoro, negli anni, a centinaia di agropolesi. Nel 1884 con la realizzazione del tratto ferroviario Battipaglia-Vallo della Lucania, la stazione di Agropoli fu collegata al centro del paese con una nuova strada chiamata via della Stazione (attuale via A.De Gasperi) che si allacciava a via Provinciale (attuale via Piave). Grazie alla costruzione di un ponte in ferro sul fiume Testene, nel 1890 Agropoli si collegò ufficialmente via terra al neonato Regno d'Italia.

Nei primi anni del 1900 fu attribuito al fiume l'idronimo Testene, che per tradizione nasce dalla leggenda della Duchessa Testene uccisa dai predoni Turchi. Dalle lacrime delle sue ancelle ebbe origine il fiume. (Leggenda scritta dalla Maestra Vincenza Vecchio Baratta). In quegli stessi anni iniziò, gradualmente, l'edificazione indiscriminata della vallata del fiume Testene. Nei mesi invernali, per l'incuria umana, il fiume continuava a far paura con le sue inondazioni che procuravano danni ingenti. Il 31 dicembre 1923 il fiume Testene esondò rovinosamente, lo testimonia un articolo riproposto nel 1927 sul libro:Il Fascio di Agropoli nei suoi cinque anni di vita” di A.Esposto. 

“Un nuovo esempio di sublimi virtù militari corona intanto il compiersi del primo anno di fedeltà della Coorte Agropolitana. Il Testene, alimentato dalle continue piogge, superati gli argini del suo bacino a monte, straripa a valle allagando e devastando e mettendo in serio pericolo la vita di quanti sorpresi dalla furia delle acque non trovano l’immediato scampo. La benemerita arma dei RR.CC. ed il primo manipolo della Agropolitana Coorte accorrono e si prodigano inistancabilmente fino a ridare la sicurezza ai pericolanti. All’infinita riconoscenza del paese, il 31 dicembre 1923, aggiunge il suo plauso solenne il Comando della XII Zona della Milizia Volontaria, comuuicando: Il Luogotenente Generale Comandante di Zona
Generale Franco Gagliani.”

Dopo la seconda Guerra Mondiale la situazione del fiume Testene si aggravò sia sotto l'aspetto idrogeologico, per la costruzione di nuove case, e sia sotto quello sanitario. Giacché, debellata la Malaria, iniziò l'inquinamento dovuto alle fognature di Agropoli che furono canalizzate, scelleratamente, nelle sue acque.

Vi propongo una serie di articoli molto interessanti, pubblicati negli ultimi sessanta anni, che ci consegnano un tragico quadro dei disastri causati dallo straripamento del fiume Testene e della indifferenza di chi doveva intervenire e, per anni, non l'ha fatto. Il primo articolo fu scritto dall'Avvocato Pierino Angrisani il 7 novembre 1948 e pubblicato dal quotidiano Il Roma:“ La disperazione gettata nella vallata di Agropoli dallo straripamento del Torrente Testene”. Il Testene ed il Solofrone che in una apocalittica visione, erano straripati il giorno 31 ottobre, ritornano miti nei loro letti.(...) Mentre il Testene ha gettato così nella disperazione la ridente vallata di Agropoli, ricca di fecondi agrumeti e di lussureggiante vegetazione arborea, il Solofrone, dopo aver abbattuto i parapetti sul ponte stradale della Tirrenia Inferiore, ha vinto nella gara di distruzione con il Testene cogliendo un grosso bottino:il ponte ferroviario in ferro nei pressi della Stazione di Ogliastro. (…).

(…) Lo sforzo vano sostenuto da un esperto in agricoltura l'amico dott. Michele del Mercato che ha visto per poche decine di migliaia di lire naufragare il Progetto del Consorzio su questo terribile Testene, che ogni anno si butta a destra o a manca, rode, distrugge, seminando il terrore, la rovina e ,qualche volta, anche la morte.(...)E' tempo di provvedere: occorre dare subito per la piantagione le preziose sementi avulse dalle acque. Bisogna indennizzare i contadini di Agropoli delle masserizie e delle provviste perdute. (…) Solo girando tra il fango dei campi, come per scrupolo professionale ho fatto io, si possono vedere le distanze paurose tra la miseria e la ricchezza. Una donna piangeva su di una cassa di pane nero impastato di fango, confessandomi che poco prima dell'alluvione lo aveva negato ai suoi due piccoli figli affamati. Quella famiglia, scovata da una tana, ha le sue masserizie composte di qualche letto di foglie secche di granturco sulla strada. Dove dormirà in queste fredde notti di novembre, piene di miseria, di fame, di inclemenza del cielo, soprattutto di incomprensione e di cieco egoismo umano? Dio! Dio!. (…) Tornando da questa esplorazione anfibia, questa sera ho sentito vergogna di sedermi ad un desco in una casa chiusa alla pioggia ed al vento. E decine di famiglie dormiranno sulla terra gelata, croce e delizia della loro vita, per cercare, fra le nubi, il sorriso di una stella che li assicuri che almeno questa notte non pioverà.”

Trascorsero tredici anni e il 17 Gennaio 1961 il quotidiano IL Mattino pubblicò il seguente articolo :

I danni subiti da Agropoli per lo straripamento del Testene”. “ Come abbiamo pubblicato nei giorni scorsi, il torrente Testene, che scorre sotto l'ampio e moderno ponte in cemento (n.d.a. costruito nel 1947) sul viale A. De Gasperi, alimentato lungo il suo corso da turbinose acque piovane, si è ingrossato a tal punto da infrangere gli argini in località S.Paolo sul confine tra Laureana Cilento ed Agropoli. Le acque limacciose trasportanti tronchi di alberi, utensili domestici e attrezzi rurali, in tempo relativamente breve, hanno raggiunto la popolosa zona nei pressi dello scalo ferroviario verso le 10,30. Qui case coloniche sparse, villini di nuova costruzione situati in località S.Marco, la Licina, la Fabbrica dei Laterizi, sono stati circondati dalle acque. La spaventosa inondazione ha suscitato grida di aiuto che fulmineamente si sono sparse in mezzo al popolo. I Carabinieri, che hanno la Caserma nella zona alluvionata, guidati dal loro Tenente, si sono lanciati subito al soccorso. Sopraggiunti il Sindaco Contaldi con l'ing. Di Sergio e il popolo, si sono messi in acqua per liberare le persone isolate. Sono state liberate oltre 250 tra persone, mucche, pecore, cavalli, asini,ecc.(...)

Danni valutati in molte centinaia di milioni. Terreno coltivato a carciofi, a grano, a viti, a frutteti, ad agrumeti, tutto travolto, tutto distrutto. Per questi lavoratori della terra sarà il 1961 un anno di miseria e di dolore. Come pagheranno le tasse, come fronteggeranno le scadenze delle cambiali per debiti contratti per le loro attività agricole? (…) La calamità che oggi ha colpito la nostra Agropoli si ripete da anni. Noi della stampa gridiamo da decenni l'urgenza della sistemazione degli argini del Testene, ma dopo un intervento all'acqua di rose tutto ritorna nel dimenticatoio. Alcuni anni or sono, presieduto dall'Onorevole Sullo, ebbe luogo presso il nostro Lido Azzurro, proprio sulle sponde del Testene,un convegno con tutti i Sindaci del basso Cilento per trattare proprio la materia di cui discorriamo. Non fu fatto nulla. Perché? Non sappiamo. Vogliamo sperare che questo grido di dolore, che s'alza oggi da tante famiglie agropolesi, trovi ascolto presso chi di dovere.”

Con il passare degli anni il Testene diventava sempre più un problema. Si costruiva a pochi metri dai suoi argini senza valutare i pericoli derivanti dalle alluvioni che annualmente si verificavano. Nel 1994 con un articolato esposto-denuncia, sottoscritto da Verdi, PDS, Rifondazione Comunista, Alleanza Democratica e La Rete, si chiedeva alla Magistratura e alla Corte dei Conti di indagare sulle numerose irregolarità di un appalto-concorso voluto della Regione Campania, riguardante il progetto di erogare due miliardi di lire per la messa in posa di gabbioni e di massi per arginare il fiume Testene. Una vertenza che si trascinava ormai da quattro anni e che vedeva protagonisti la Regione Campania, una impresa edile napoletana, la Soprintendenza ai Beni Ambientali ed il Comune di Agropoli, che aveva dato parere favorevole. La Soprintendenza bocciò il tutto. Nel 1993 la DPR ci riprovò, al cemento furono sostituiti gabbioni e massi naturali. Legambiente e Verdi si opposero. Poi il blìtz, a sorpresa il 1° marzo 1994, la Commissione Edilizia Integrata del Comune di Agropoli, approvò, con un solo voto contrario, il progetto contestato.”Due miliardi buttati per costruire argini che non servono» sostenevano i firmatari dell’esposto «mentre oltre la metà dei Comuni che scaricano le loro fognature nel Testene e nei suoi affluenti ha depuratori inadeguati o ne è sprovvisto”. Alla fine non se ne fece nulla.

Il 26 settembre 1996 l'incubo Testene si abbatteva di nuovo sulla popolazione Agropolese. Ecco l'articolo pubblicato su Il Mensile di Agropoli e del Cilento:

Alluvione Annunciata”Quello che è avvenuto giovedì 26 settembre era largamente prevedibile. Sono anni ormai che stiamo denunciando l’indiscriminato assalto selvaggio alle colline che sovrastano Agropoli, pressoché tutte cementificate, con conseguenze perverse per la stabilità del suolo. Chi ha osservato con attenzione l’acqua che ha invaso la zona di San Marco avrà notato che la stessa era carica di detriti, ossia terra, pietre, radici e rami di alberi. E' un segnale inequivocabile: la collina S. Marco, continuamente ferita, si ribella e se solo le piogge fossero durate più a lungo, non si sa come sarebbe finita! Lo stesso discorso vale per Contrada Cannetiello, Moio e Fuonti, dove peraltro c’è l’aggravante dei torrenti che non hanno argini idonei a contenere le piene.

Il fiume Solofrone, dimenticato da tutti, in pochi minuti ha fatto danni per centinaia di milioni, distruggendo campi coltivati e aziende commerciali della zona Mattine.

Strano paese è il nostro: si semina cemento in tutti i luoghi dove non dovrebbe mai comparire, ma poi non lo si usa dove è necessario usarlo per evitare possibili gravi disastri! E a proposito di torrenti: possibile che non si è ancora capito che tutti i corsi d’acqua vanno puliti in profondità e liberati da qualsiasi ostacolo, al che le acque stesse possano fluire con naturalezza e liberamente?
Il discorso della zona 167 è diverso: zona pianeggiante senza sbocchi inevitabilmente diventa stagnante. Solo un intervento serio per il defluire delle acque, può risolvere la situazione. Per questa volta, tutto sommato, il brutto è passato. Ma che avverrà nel caso si dovessero ripetere le piogge di pari o maggiore consistenza? S’è sempre detto che la pianura si difende in collina e in montagna. Chi dal paese alza gli occhi, purtroppo, vede uno spettacolo degradante. Fateci caso: in alcuni posti si ha l’impressione che le case, oltretutto rinchiuse in mastodontici ed antiestetici mura di contenimento, stiano là per là a caderci addosso. E solo l’impressione ottica, ma se non si pone un freno a questo scempio, potrebbe diventare realtà. 

Le fognature? Si parla di rifarle ex novo. Mi auguro sia vero. E impensabile oggi andare avanti con quelle costruite quando il paese aveva ben altre ridotte e contenute esigenze. E allora avanti: ognuno assuma le proprie responsabilità e finiamola con la continua e perversa aggressione al territorio. E un gioco pericoloso. Ci stiamo comportando come quel bambino che scava una buca sulla spiaggia e poi la copre con un foglio che nasconde con un pò di sabbia. Quasi sempre poi è proprio lui che ci va a finire dentro! Dagli annì cinquanta in poi l’aggressione è stata costante, assidua, pervicace. Ogni piccolo spazio è stato occupato. Direi che il nostro territorio non ha più spazi per respirare. Occorre, e con urgenza, predisporre un piano serio ed efficace per il regolamento del deflusso delle acque dalla collina al piano e per l’incanalamento nelle zone basse delle stesse verso gli sbocchi finali. Ma occorre, soprattutto, guardare in alto, porre un freno allo scempio e fare gli interventi del caso per arginare più che possibile cedimenti verso il piano”.


Dal 1996 ad oggi, nuove inondazioni si sono succedute recando danni a cose e persone. Senza un progetto di recupero e di riqualificazione, quando piove abbondantemente, ritorna l'incubo esondazione Testene per gli abitanti della zona 167, del rione Stazione, di via Taverne, del rione S.Marco e del rione Lido Azzurro. Termina questa prima parte sull'Idea-Progetto “Parco Fluviale Testene” dedicata alla Storia e alle Inondazioni. Nella seconda parte tratterò il tema della Malaria che angosciò ed addolorò gli agropolesi fino agli anni'50 e dell'Inquinamento del fiume Testene.

 

Articolo tratto dal libro:

Agropoli 2020” Città Eco Sostenibile con il Cuore, la Forza, la Mente ed il Corpo.

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