Cronaca

Avviso di conclusione indagini per l’inchiesta sul presunto voto di scambio politico-mafioso a Capaccio Paestum

È stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini nei confronti dei soggetti coinvolti nell’inchiesta sul presunto voto di scambio politico-mafioso a Capaccio Paestum. Tra i principali indagati figurano l’ex sindaco Franco Alfieri e l’imprenditore Roberto Squecco, entrambi sottoposti a misura cautelare.

Le indagini e le misure cautelari

L’attività investigativa, coordinata dalla Procura di Salerno, era sfociata lo scorso marzo in un’operazione della DIA che aveva coinvolto dieci persone, accusate a vario titolo di scambio elettorale politico-mafioso, tentato omicidio aggravato dal metodo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, detenzione, porto e cessione di armi da guerra e comuni da sparo, nonché favoreggiamento personale.

Le indagini riguardano in particolare la candidatura a sindaco di Alfieri alle elezioni comunali di Capaccio Paestum del giugno 2019. Il materiale raccolto dagli inquirenti ha portato a ipotizzare l’esistenza di un patto elettorale politico-mafioso tra Squecco, l’ex moglie Stefania Nobili e Alfieri, finalizzato alla raccolta di voti in favore di quest’ultimo in cambio del mantenimento nella disponibilità di Squecco – anche tramite prestanome – del Lido Kennedy, già sottoposto a provvedimenti ablatori.

Le accuse

Secondo gli investigatori, dopo il parziale abbattimento del Lido Kennedy disposto dall’amministrazione comunale a seguito di un evento naturale che aveva reso la struttura pericolante, avrebbe interpretato tale decisione come una violazione del patto del 2019. Per questo motivo, avrebbe inviato esplicite minacce al sindaco Alfieri, tramite Antonio Bernardi, agente della polizia locale di Capaccio Paestum, e Michele Pecora, dipendente dell’ufficio cimiteriale del Comune.

Dopo l’abbattimento definitivo del Lido Kennedy, Squecco avrebbe incontrato tre soggetti provenienti da Baronissi – Antonio Cosentino (difeso dall’avvocato Antonio Mondelli), Domenico De Cesare e Angelo Genovese – ai quali avrebbe commissionato un attentato dinamitardo contro Alfieri. L’attentato, pianificato nei dettagli con sopralluoghi e analisi di mappe, non sarebbe stato portato a termine per un mancato accordo tra le parti. Agli stessi indagati, in base alle intercettazioni, gli investigatori hanno contestato anche il possesso di esplosivi e armi da guerra e da fuoco comuni, tra cui un Uzi e un Kalashnikov.

L’avviso di conclusione indagine

I pubblici ministeri Elena Guarino e Carlo Grimaldi, presso la Procura di Salerno, hanno ora comunicato la conclusione delle indagini nei confronti di Franco Alfieri, Roberto Squecco, Stefania Nobili, Antonio Bernardi, Antonio Cosentino, Vincenzo e Domenico De Cesare, Angelo Genovese e Michele Pecora. È invece stata stralciata già nei mesi scorsi la posizione di Maria Rosaria Picariello, inizialmente indagata per favoreggiamento.

Alfieri e Squecco restano tuttora agli arresti domiciliari e sono accusati anche di associazione a delinquere.

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