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Querelle vicesindaco – parroco a Roccadaspide, Antico: certificazione di arretratezza

Continua la polemica sulla vicenda vicesindaco - parroco

A cura di Katiuscia Stio Pubblicato il 15 Febbraio 2019
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Roccadaspide

In questi giorni, molti cittadini di Roccadaspide sembrano divisi in tre gruppi: chi sta dalla parte dell’ex Sindaco, chi sta dalla parte del Parroco, chi non sta né con l’uno né con l’altro perché ritiene che “i panni sporchi si lavano in famiglia” e la fine di un “matrimonio” non si annunci pubblicamente. Il riferimento è alle polemiche tra il vicesindaco Girolamo Auricchio e il parroco don Cosimo Cerullo (leggi qui).

Sul caso interviene anche il consigliere di minoranza Paolo Antico: “Io non mi riconosco in nessuno di questi gruppi perché credo che queste tristi vicende stiano solo dando alla nostra comunità una certificazione di arretratezza e involuzione culturale che soprattutto all’esterno ci ridicolizzano oltre misura. Se è vero che la Chiesa, in quanto tale, non dovrebbe avere (e non ha) tornaconto personale da queste faide e mai dovrebbe parteggiare o favorire un politico a scapito di un altro (come, ahimè, avvenuto più volte), è altrettanto vero che tutte queste lotte, divisioni, prevaricazioni e violenze sono solo il frutto di una mente annebbiata che da più di 40 anni imperversa nella vita politica e sociale del paese e che ha deciso di lasciare solo macerie dopo di sé”.

Antico aggiunge: “Mi assale una grandissima amarezza nel pensare che l’istituzione comunale, invece di essere il luogo in cui ogni cittadino debba sentirsi a casa, venga asservita (anche utilizzando carta intestata del Comune per cose personali) al malsano volere di chi ormai, avvelenando ciò che tocca, usa la propria esperienza per applicare i più antichi metodi politici dell’utilizzo del potere per abbattere chi di volta in volta viene visto come avversario. Ho, però, ancora la convinzione che la maggioranza dei cittadini non la pensi come lui e che non condivida questi continui contrasti e attacchi a istituzioni pubbliche e privati cittadini”.

“Non perdo la speranza che la maggioranza dei cittadini voglia che si ponga fine a questi abusi e che si liberi questo beneamato Paese da chi da troppo tempo se n’è impadronito come fosse sua proprietà privata”, conclude.

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