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Successo della Compagnia Teatrale “I 100crammatinirussi” ad Agropoli

In scena con la commedia: “Una famiglia cilentana 3.0”

A cura di Ernesto Rocco Pubblicato il 23 Febbraio 2018
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In scena con la commedia: “Una famiglia cilentana 3.0”

InfoCilento - Canale 79

Affermazione senza riserve per la Compagnia Teatrale Amatoriale “I 100CRAMMATINIRUSSI” di Piano Vetrale di Orria.

La Compagnia nata nel Paese dei Murales il 21 Febbraio scorso, sul palcoscenico del Teatro “E. De Filippo” di Agropoli, portando in scena la commedia: “Una famiglia cilentana 3.0” ha bissato il successo di pubblico e di critica ottenuto il 21 Dicembre 2017 presso il Teatro “La Provvidenza” di Vallo della Lucania.

L’opera, appartenente al genere della commedia-brillante, scritta in lingua ed in dialetto cilentano, dall’autore Massimo Sica, è stata accolta da un crescendo di applausi e risate dal pubblico agropolese.

L’utilizzo del dialetto cilentano, il cui ceppo pur essendo unico, presenta una varietà lessicale e fonetica, con caratteristiche glottologiche peculiari, avvicinandosi, in alcune aree dell’entroterra, più alla lingua siciliana che ai dialetti campani e lucani, è valso ai “100crammatinirussi”, il plauso e l’elogio, impegnativo, di molti commentatori, per aver “sdoganato” il genere teatrale “cilentano”.

“Una famiglia cilentana 3.0”, come è nello stile dell’autore, ha due connotazioni peculiari.

La prima è rappresentata dalla presenza in scena di tre generazioni di Cilentani: la nonna, i figli ed i nipoti.

Per evidenziare, in chiave brillante e con una diversità lessicale a seconda dell’età del personaggio (locuzioni arcaiche per la nonna, dialetto “contaminato” dall’italiano per i genitori, italiano per i nipoti), i mutamenti che hanno interessato il modo di vivere e di pensare delle famiglie, attraverso il consueto “scontro generazionale”: tra comparazioni, inevitabili richiami al passato, paure del presente ed aspettative per il futuro.

La seconda connotazione è legata alla sequela di battute,  esplicitate  con un ritmo incalzante in dialetto cilentano, con una “calata” diversa a seconda del paese di origine dei vari interpreti (una sorta di Babele dell’inflessione), per raccontare  in uno spaccato di un borgo cilentano, la vita di una famiglia d’oggi.

L’autore, Massimo Sica, nel ringraziare i tanti spettatori intervenuti, ha commentato in questi termini la straordinaria serata:

“Il colpo d’occhio offerto dal pubblico agropolese ci ha ripagato di ogni fatica, dissipando le ansie della vigilia. I commenti entusiasti, sull’interpretazione e sul soggetto, sono stati tantissimi.  Appassionati e non di Teatro, con una luce sincera negli occhi, hanno colto i tanti aspetti che ho inserito nel testo, analizzandoli e presentandoli al meglio.

Scrivere è difficile, farlo in modo originale lo è, ancora, di più.

Difficoltà che aumentano con la satira.

La storia, per definizione, deve regalare risate e spunti di riflessione, ma, il confine tra un rappresentare in modo intelligente ed uno di cattivo gusto, è labile.

Un confine che, a giudicare dai commenti, noi non abbiamo travalicato.

Pertanto, nuovamente, ringrazio tutti di cuore.

Inoltre, oggi, reputo doveroso ringraziare e tributare un plauso personale agli interpreti. Amici e compagni di palcoscenico della Compagnia Teatrale Amatoriale “I100crammatinirussi”. Misurarsi con un testo inedito presenta non poche incognite.

 Se da una parte suscita curiosità nel pubblico, dall’altra, non consente di vivere di quella luce riflessa che un testo noto e collaudato di un autore famoso, garantisce. Sebbene in quel caso, nascano altre difficoltà.

In più, tornando a noi, significa procedere senza punti di riferimento. Creando dal nulla il personaggio.

Un personaggio che prende vita sul palco per la prima volta, grazie alla tua interpretazione.

Creazione per nulla semplice per dei dilettanti quali noi siamo.

 A tutto questo si aggiunge la caratteristica del nostro progetto culturale: rappresentare testi in italiano ed in vernacolo.

Far riecheggiare sul palcoscenico il dialetto cilentano, nelle sue diverse varianti fonetiche, è esperimento antropologico apprezzato dai più, ma non è garanzia di successo teatrale.

 

Ciò nonostante, Nicola SANTOMAURO, Giuseppe Flamio SICA; Donato INFANTE; Martina PONZO e Paola NESE, hanno saputo dar vita ai personaggi, caratterizzandoli nei profili in cui li avevo pensati, con una bravura strappa applausi che di amatoriale ha solo il nome.”

Regia: Massimo SICA; Presenta: Rosa SICA; Assistente di scena: Antonio INFANTE; Scenografie: Pantaleo TORTORELLA;  Audio e luci: Angelo Marra.

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