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Un Santo per due terre: la storia di San Matteo tra Salerno e il Cilento

Il 21 settembre è un giorno che unisce salernitani e cilentani in una fede comune, celebrando un santo che ha legato indissolubilmente il suo nome a due terre.

A cura di Ernesto Rocco
Pubblicato il 19 Settembre 2025
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San Matteo

Il 21 settembre è una data speciale per Salerno, un giorno in cui la città si ferma per onorare il suo patrono, San Matteo. Riaffiorano le tradizioni, i canti popolari e un senso di profonda appartenenza a un popolo dal cuore granata. Purtroppo, anche quest’anno, a causa delle restrizioni legate all’emergenza sanitaria, le celebrazioni saranno limitate, ma la fede dei salernitani rimane più viva che mai.

Il legame con il Cilento

Quello che non tutti sanno, però, è che il culto di San Matteo affonda radici profonde anche nel vicino Cilento, in particolare a Casal Velino Marina. È qui che, secondo antiche testimonianze, sorgeva un’isola tra due fiumi, l’Alento e un altro più piccolo, dove si trovava una chiesa dedicata a San Matteo, nota come “S. Matteo ad duo flumina”.

Una vita tra fede e leggenda

La storia di San Matteo, l’apostolo che Gesù chiamò a seguirlo mentre era seduto al banco delle imposte, è ricca di sfumature. Dopo aver predicato in Etiopia, la sua morte è avvolta nel mistero. Alcune tradizioni parlano di una morte naturale, mentre la “Legenda Aurea” di Jacopo da Varagine racconta di un martirio: San Matteo sarebbe stato ucciso a colpi di spada durante la messa, per aver rifiutato di assecondare il re Irtaco, che voleva sposare la vergine Ifgenia.

Un viaggio lungo un millennio

Le spoglie del Santo compirono un viaggio straordinario. Dopo essere state custodite per circa quarant’anni in Bretagna, giunsero in Cilento, per mano del comandante romano Gavino, originario di Velia. Per secoli, furono venerate dai fedeli, finché le tracce si persero a causa di guerre e catastrofi naturali.

Fu solo nel 954 d.C. che, secondo la leggenda, l’apostolo apparve in sogno a Pelagia, madre del monaco Atanasio, indicando il luogo della sua sepoltura. Atanasio ritrovò il corpo del Santo e, dopo un vano tentativo di portarlo in Oriente, lo depose in una vicina chiesa.

Il viaggio delle reliquie non si fermò lì. Dirette a Capaccio, i portatori, esausti, si fermarono a Rutino. Qui, un’improvvisa sorgente, che ancora oggi porta il nome di “Fontana di San Matteo”, li dissetò. Finalmente, su ordine del principe longobardo, le spoglie arrivarono a Salerno, prima nella chiesa di Santa Maria degli Angeli e poi, nel 1084, nel Duomo, dove trovarono la loro definitiva dimora.

Un ritorno emozionante e un nuovo cammino

Nel 2017, dopo ben 1.064 anni, le reliquie di San Matteo sono tornate nel luogo che un tempo fu la loro casa: Casal Velino. È stato un giorno di grande festa e commozione per la comunità locale.

Inoltre, nel 2018 è nato il “Cammino di San Matteo”, un itinerario religioso di 230 chilometri che attraversa 22 comuni, ripercorrendo il percorso delle sacre spoglie. La bellezza di questa storia ha toccato anche Papa Francesco, che ha definito la Cappella di Casal Velino “un posto da vedere”.

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