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Droga nel porto di Salerno: chieste le prime condanne

Richieste di condanna per cinque imputati nel processo sul traffico di droga al porto di Salerno. L'accusa parla di un'organizzazione con canali internazionali.

A cura di Redazione Infocilento
Pubblicato il 19 Settembre 2025
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Porto di Salerno

Si è svolta ieri l’udienza preliminare davanti al gup Annamaria Ferraiolo del Tribunale di Salerno per il processo a un presunto sodalizio criminale specializzato nel traffico di droga. Il pm Guglielmo Valenti ha formulato le prime richieste di condanna per cinque imputati che hanno scelto il rito abbreviato. La richiesta complessiva è di 30 anni e 8 mesi di reclusione. Nello specifico, sono stati chiesti 8 anni per Alessio Stornante e Donato Garripoli, 6 anni per Carmine Ferrara, 4 anni e 8 mesi per Gennaro Memoli e 4 anni per Francesco Basso. Le prossime udienze vedranno le arringhe difensive prima della decisione del giudice.

Un sodalizio con ramificazioni internazionali

Le indagini, condotte dai carabinieri e coordinate dalla Dda di Salerno, hanno rivelato l’esistenza di un’organizzazione criminale che, secondo l’accusa, sarebbe stata in grado di importare ingenti quantitativi di droga dal Sud America e di “esfiltrare” la merce dall’area portuale di Salerno. Al centro delle accuse ci sarebbero Tiziano e Carmine Memoli, padre e figlio, considerati i capi del sodalizio. Il gruppo avrebbe acquisito canali di approvvigionamento autonomi e solidi anche dall’estero, trattando con soggetti di primo piano nel settore del traffico internazionale.

Le indagini hanno permesso di ricostruire il flusso di droga: nel solo 2022, il gruppo avrebbe fatto arrivare nel porto di Salerno 650 chili di cocaina, destinati non solo alle piazze locali ma anche ai mercati illegali di Basilicata e Puglia. Di questi, 250 chili furono sequestrati dai carabinieri a Salerno a inizio 2022 e 400 chili dalla Guardia di Finanza nel porto di Civitavecchia, su una nave container destinata a Salerno.

Accuse e reati contestati

Secondo la procura salernitana, il gruppo si occupava dell’importazione di cocaina dal Sud America con l’aiuto di uno degli indagati, Antonio Apicella, un autotrasportatore che aveva accesso all’area portuale. In cambio, il sodalizio avrebbe richiesto una quota dei carichi. Oltre alla cocaina, il gruppo trafficava anche in marijuana e hashish, come dimostra il sequestro di 7 chili di hashish e circa 7,5 chili di marijuana durante le indagini.

Gli imputati, difesi tra gli altri dagli avvocati Stefania Pierro, Pierluigi Spadafora, Marco Martello e Danilo Laurino, sono accusati a vario titolo di reati che vanno dall’associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti a diversi reati specifici legati all’importazione e alla cessione della droga. Il dibattimento per gli esponenti apicali, già rinviati a giudizio, avrà inizio nelle prossime settimane.

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