Recentemente, nella Comunità Montana Alento Monte Stella è scoppiata una polemica riguardo ad un provvedimento rivolto ai dipendenti, chiamati a scegliere tra il proprio lavoro e incarichi politici-amministrativi, una notizia che ha provocato la protesta delle minoranze e dei sindacati.
Le parole del presidente, Michele Apolito
In merito, il presidente Michele Apolito ha voluto fare chiarezza smentendo categoricamente tali affermazioni e definendo quelle notizie “infamanti, denigratorie, diffamatorie e calunniose”. Egli sottolinea che “mai questo Ente si è arrogato il potere di riscrivere le norme sull’ineleggibilità o incompatibilità alla carica di consigliere comunale”. La base della questione si trova nella delibera di Consiglio Generale n. 16 del 27 agosto 2025, che ha modificato lo Statuto comunitario inserendo all’articolo 35 un comma 2. Questo comma stabilisce che “i dipendenti della Comunità Montana eletti a cariche politico-amministrative nei comuni facenti parte della Comunità stessa si trovano in evidente conflitto di interessi”.
Il presidente Apolito spiega che “questa norma è stata adottata nell’ambito dell’autonomia statutaria sancita dalla legge”, con l’obiettivo di “imporre la separazione tra politica e gestione amministrativa, evitando così conflitti di interesse e garantendo l’imparzialità nelle attività lavorative”. A chi sostiene che l’ente abbia imposto una scelta obbligata, Apolito risponde: “Chiunque, compresi i dipendenti, può candidarsi ed essere eletto, ma una volta eletto deve risolvere il conflitto di interessi come previsto dallo Statuto, per esempio con l’aspettativa dal lavoro”. Egli precisa inoltre che “questa disposizione avrà effetto solo a partire dal prossimo rinnovo dei consigli comunali, senza retroattività”.
L’accusa
Infine, Apolito accusa alcuni consiglieri di aver diffuso “personali e assurde interpretazioni” per fini che definisce “volutamente distorti” e ribadisce che “la normativa su ineleggibilità e incompatibilità è regolata esclusivamente dal D.Lgs. 267/2000 e non può essere aggiornata da questo Ente”. Con queste parole, il presidente invita a “mettere fine a ogni sterminata e artificiosa polemica” e chiarisce che il provvedimento è un atto di tutela della correttezza amministrativa e non un’imposizione illegittima ai dipendenti.