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Camerota, nuove scoperte alla Grotta della Cala: il Cilento crocevia dei primi Homo sapiens in Italia

Un recente studio pubblicato sulla rivista internazionale Quaternary Science Reviews ha apportato nuovi significativi dati sui primi sapiens che raggiunsero l’Italia meridionale circa 40.000 anni fa, ecco lo studio

Comunicato Stampa

23 Luglio 2025

Un team internazionale di ricercatori condotto da Armando Falcucci (Università di Tubinga, Germania) e Adriana Moroni (Università di Siena) ha analizzato le tracce culturali lasciate dai gruppi di Homo sapiens portatori della cultura Aurignaziana nella Grotta della Cala (Marina di Camerota – Salerno), utilizzando un insieme di metodologie all’avanguardia, al fine di ricostruire il comportamento dei primi uomini anatomicamente moderni che raggiunsero l’area tirrenica meridionale, attraverso l’identificazione delle tecnologie utilizzate per la fabbricazione degli strumenti in pietra, dei manufatti in osso e degli ornamenti su conchiglia.

Lo studio

I materiali oggetto dello studio provengono sia dagli scavi effettuati dal Prof. Paolo Gambassini nel secolo scorso che dalle ricerche ancora in atto condotte dalla Prof. ssa Adriana Moroni e scaturite dalla costante e sinergica collaborazione tra l’Università di Siena, il Comune di Camerota e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Salerno e Avellino.

Un sito archeologico di prestigio

La Grotta della Cala è un importante sito archeologico che copre un arco temporale che va dal Paleolitico medio all’età del Bronzo. Nella sequenza stratigrafica vicino all’ingresso della grotta sono stati rinvenuti focolari e numerosi reperti associati alle occupazioni aurignaziane, tra cui materiali litici, in osso e su conchiglia. Le interpretazioni precedenti di questi reperti erano limitate dalla difficoltà di stabilire una cronologia attendibile per gli strati del primo Paleolitico superiore e dalla mancanza di metodi analitici moderni.

Grazie ai recenti scavi, questo studio è, adesso, in grado di offrire una rivalutazione interdisciplinare che include analisi tecnologiche degli insiemi litici e degli strumenti in osso, oltre a un esame tassonomico delle conchiglie marine, utilizzate come ornamenti. Molte di queste conchiglie sono state, infatti, perforate intenzionalmente, suggerendo comportamenti simbolici legati allo sfruttamento delle risorse costiere. La tecnologia litica del sito è caratterizzata dalla produzione sistematica di lamelle miniaturizzate ottenute da nuclei carenati, presumibilmente utilizzate come armature in armi da getto. Una novità di rilievo è rappresentata dal riconoscimento di punte di corno con base fessurata, che costituiscono la presenza più meridionale di questo tipo di strumento in Europa.

Le caratteristiche della Grotta

Tali caratteristiche consentono di attribuire con sicurezza il complesso aurignaziano della Grotta della Cala alla sua fase cosiddetta “Antica”. L’integrazione con le nuove datazioni, ottenute sia col radiocarbonio che con la luminescenza otticamente stimolata, permettono altresì, di porre l’occupazione umana in un momento posteriore (tra 40.000 e 37.000 anni fa) all’eruzione vulcanica dei Campi Flegrei nota come Ignimbrite Campana (circa 40.000 anni fa), una scoperta significativa, dato che nessun altro sito aurignaziano nella regione si colloca all’indomani di questa super-eruzione.

La Grotta della Cala riconferma, dunque, il suo ruolo di sito chiave per comprendere gli stili di vita dei gruppi di cacciatori-raccoglitori del primo Paleolitico superiore, contribuendo, in modo altamente significativo, al più ampio dibattito sulle dinamiche bioculturali del Paleolitico superiore in Europa.

La dichiarazione di Teresa Esposito, assessore con delega al Turismo e alla Cultura

“Sono profondamente convinta dell’importanza di preservare e valorizzare il nostro patrimonio culturale. La recente scoperta nella Grotta della Cala, a Marina di Camerota, rappresenta un contributo significativo alla comprensione della storia e della cultura dei primi Homo sapiens in Italia. Sono orgogliosa di sostenere iniziative che promuovano la conoscenza e la tutela del nostro patrimonio archeologico e di collaborare con l’università per garantire che questa ricchezza culturale venga valorizzata e trasmessa alle future generazioni”.

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