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Tommasetti: “Dall’Istat una mazzata per la provincia di Salerno e la Campania”, ecco i dati

Il consigliere regionale puntualizza che Salerno è solo una parte del problema: “Nella nostra regione il 14,4% dei pensionati ha percepito nel 2022 meno di 500 euro"

A cura di Comunicato Stampa Pubblicato il 7 Aprile 2025
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Aurelio Tommasetti

“Dall’Istat una mazzata per la provincia di Salerno e la Campania”. Il consigliere regionale della Campania della Lega Aurelio Tommasetti commenta così i dati dell’ultimo dossier “Benessere equo e sostenibile dei territori” diramato dall’istituto di statistica, che fotografa una situazione decisamente negativa a livello provinciale e regionale. Tra i parametri presi in considerazione ci sono lavoro, livelli e pensioni.

Le dichiarazioni

“Numerosi indicatori bocciano il nostro territorio, a cominciare dalle classi di benessere, cinque in tutto, in cui si collocano le varie province – sottolinea Tommasetti – A Salerno ad esempio oltre la metà degli indicatori (64 in totale) si trovano tra la fascia bassa e quella medio-bassa, come del resto a Napoli e Caserta. In tema di lavoro, Salerno è maglia nera per numero di giornate retribuite con il 68,3%. Un altro dato sconfortante è il tasso di partecipazione giovanile, fermo ad appena il 43,1%”.

Una mazzata per la provincia di Salerno

Non c’è da stare allegri neppure per quanto riguarda le retribuzioni, come dimostra la media annuale per i lavoratori dipendenti: “Già il Mezzogiorno (16.863 euro) è molto al di sotto della media nazionale (22.808). Nel Salernitano siamo messi addirittura peggio, scendendo a 15.171 euro”. Il consigliere regionale puntualizza che Salerno è solo una parte del problema: “Nella nostra regione il 14,4% dei pensionati ha percepito nel 2022 meno di 500 euro, mentre il reddito disponibile di oltre la metà dei cittadini residenti in famiglia ammonta a 12.900 euro, quasi 5mila in meno della media nazionale. Basterebbero questi numeri a smontare le false narrazioni di De Luca su una Campania prima in tutto. Bisognerebbe guardare in faccia la realtà anziché preoccuparsi di smentire gli studi che certificano un flop decennale”.

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