Cannalonga e la secolare “Fiera della Frecagnola”

Antonio Pagano

CANNALONGA. La secolare “Fiera della Frecagnola” salta anche quest’anno a causa dell’emergenza Covid, un appuntamento molto sentito e apprezzato dai cilentani. 

Nel corso del tempo, la Fiera ha subito molteplici cambiamenti. In primis il nome, essa era prima dedicata a Santa Lucia e si teneva nel mese di dicembre, in quest’occasione, i pastori si incontravano per vendere il proprio bestiame e una capra veniva bollita e mangiata; ma più tardi, nel ‘700, i duchi Mogrovejo, nobile famiglia del luogo, decisero di anticiparla al mese di settembre per le migliori condizioni metereologiche.

Dal punto di vista terminologico, pare che significhi “fregatura”, perché si poteva venir “fregati” appunto, presi in giro nell’acquisto del capo di bestiame. Oggi, oltre alla tradizionale fiera del sabato, l’evento, attrattore di migliaia di visitatori, si tiene dal mercoledì che precede la seconda domenica di settembre ed è uso mangiare in tipiche barracche, cioè degli allestimenti provvisori, che le persone del luogo preparano per ospitare i buongustai.

Il piatto clou della manifestazione è il bollito di capra (capra vudduta); la sua preparazione per gli abitanti di Cannalonga è diventata ormai un rito. E’, anche, possibile degustare i salumi e i formaggi del luogo, i fusilli fatti a mano, la carne arrosto e la cusutula, ossia la tasca di vitello imbottita con formaggio di capra, pane raffermo e prezzemolo.

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