Vallo della Lucania: appalto per miglioramento del sistema irriguo, arrivano le contestazioni dell’Anac

L'Anac contesta la mancata vigilanza sulla fideiussione e la non adeguata verifica sulla genuinità della polizza

Redazione Infocilento
Diga del Carmine Cannalonga

Con atto del Presidente del 10 aprile 2024, Anac è intervenuta nei confronti del consorzio di miglioramento fondiario valiese. In particolare ad essere constata è la ancata vigilanza sulla fideiussione e la non adeguata verifica sulla genuinità della polizza. Oggetto della questione l’appalto di miglioramento e adeguamento del sistema irriguo Vallo della Lucania, alimentato dalla dighe Carmine e Nocellito nel Comune di Cannalonga per un importo di 5.967.603 euro.

Le contestazioni dell’Anac

Secondo Anac, vi è stata “non adeguatezza delle misure utilizzate dalla stazione appaltante in merito alle omesse verifiche, propedeutiche all’erogazione dell’anticipazione, in ordine alla idoneità della polizza fideiussoria al fine di assicurare l’operatività della garanzia, a causa dell’inosservanza dei doveri di diligenza, prudenza, perizia che i pubblici dipendenti sono tenuti ad osservare, posti a salvaguardia dell’interesse pubblico”.

L’Autorità Anticorruzione, “nella delibera presidenziale n. 5 del 12 giugno 2023, che approvava la proposta del Rup di liquidazione dell’anticipazione, nulla viene detto in merito alle verifiche effettuate prima della proposta di pagamento dell’anticipazione sia in ordine al fatto che la garanzia fosse rilasciata da un soggetto legittimato e sia che la polizza fosse genuina. Si dà solo atto della polizza trasmessa dall’appaltatore e della fattura trasmessa il 9 giugno 2023. Non emerge dunque che la stazione appaltante, visti anche i tempi ridottissimi per la concessione dell’anticipazione abbia effettuato verifiche preliminari circa la bontà della polizza fideiussoria a garanzia dell’anticipazione in questione, mancando negligentemente di verificare l’attendibilità della documentazione prodotta dall’appaltatore”.

“Soltanto nelle controdeduzioni alla richiesta di informazioni – aggiunge l’Autorità -, la stazione appaltante afferma di aver effettuato la verifica dell’iscrizione nel registro IVASS che risultava regolare. Laddove una approfondita verifica della genuinità della polizza fosse stata effettuata, avrebbero potuto emergere elementi tali da sollevare sospetti in merito alla veridicità della polizza fideiussoria in questione.
Non è stata interpellata direttamente la compagnia di assicurazione che aveva emesso la polizza, risultata poi contraffatta, cosa che avrebbe potuto far sorgere un campanello di allarme circa la genuinità della polizza.
Pertanto, l’interpello diretto della compagnia di assicurazione che aveva emesso la polizza avrebbe consentito di rilevare la mancanza di veridicità della predetta polizza fideiussoria o quanto meno di far emergere fondati sospetti in merito alla bontà del documento, che avrebbero dovuto indurla ad attivare ogni opportuno riscontro in merito alla veridicità del documento”.

“La mancata adozione di tutte le opportune cautele nella valutazione delle polizze fideiussorie offerte a garanzia della anticipazione, attraverso il controllo preventivo, anteriore al pagamento dell’anticipazione, che la polizza fideiussoria non sia contraffatta e sia riferibile ad imprese ed intermediari regolarmente autorizzati, rientra tra i doveri di diligenza, prudenza e perizia che i pubblici dipendenti sono tenuti ad osservare, nel caso di specie rimasti inosservati. L’azione della stazione appaltante è stata dunque permeata da una mancanza di accuratezza, inducendo l’erogazione di un’ingente somma di denaro a titolo di anticipazione, in assenza delle tutele previste dalla legge”, conclude l’ANAC.

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