Cilento, il rito delle congreghe fermato ancora dal covid

Emma Mutalipassi

Per il secondo anno consecutivo l’antica tradizione delle congreghe non potrà manifestarsi nel suo peculiare momento di preghiera. Un forte momento comunitario, di cultura e religiosità, quello dei pellegrinaggi delle confraternite del Cilento Antico nella ricorrenza del Venerdì Santo. “Giorno di lutto è questo che non avrà secondo, si piange in tutto il mondo la morte del Signor”. Questo hanno cantato per secoli i confratelli cilentani ai piedi degli altari della reposizione delle chiese del territorio, in un rito devozionale di forte impronta identitaria.

Lo stato di emergenza del Covid-19 ha sospeso tutto, anche la manifestazione pratica dei riti, non per questo non sentiti lo stesso. In questa settimana di riflessione, vista la situazione, ancora più profonda, è bene celebrare la storia attraverso questa tradizione di così alta impronta culturale per il Cilento.

La storia delle congreghe

Le Congreghe hanno storia secolare, ma dei rituali legati al venerdì santo ve ne è traccia dagli inizi del 1900; la penitenza del popolo cilentano nei canti di stile gregoriano trasposto nei modi contadini del canto a distesa, il rito del bacio e del flagello che richiama i riti dei battenti, evocano un’atmosfera di mistero e di terrore che suggestionano anche il clima di quelle giornate di lutto.

Il forte momento di scambio di visite da parte dei confratelli, caratterizzato dalla preghiera rappresenta un forte senso identitario di appartenenza culturale per il popolo, che cerca di identificare la sua natura nei suoi riti: solidarietà e attaccamento alle radici, senso comunitario e conservazione di appartenenza.

“Ovunque ohimè lo sguardo intorno intorno io giro, Lutto funesto io miro senza saper perché”. In questi canti riecheggia il dolore che è manifesto nella ricorrenza della morte di Gesù ed è così “neniato” che avvolge realmente chi li ascolta. Ognuno si sente trasportato in quel sentimento e si sente travolto ad espiare quella colpa. Un momento di alta cultura e profonda religiosità per il Cilento Antico, che anche quest’anno nonostante la sospensione, cercherà di far sentire la sua voce.

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