Presidenza del Parco: decisione legata al nuovo Governo

Arturo Calabrese
Parco del Cilento, Vallo di Diano e Alburni

Si fa complicato l’iter per la nomina del nuovo presidente del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. Per uno strano gioco del destino, qualunque cosa accada sarà colpa, o merito, di Matteo Renzi e di Italia Viva. Dopo l’elezione di Tommaso Pellegrino a consigliere regionale, è necessario trovare un nuovo nome per la presidente dell’Ente con sede a Vallo della Lucania. L’ormai ex presidente è stato eletto con il simbolo del partito renziano, la stessa compagine che ha provocato le dimissioni del Governo Conte Bis. Qualora Conte fosse stato ancora alla guida di Palazzo Chigi, il Ministero dell’Ambiente, a cui esce il nome per la presidenza, sarebbe ancora sotto la responsabilità del pentastellato Sergio Costa. Tutto dipenderà, dunque, dal futuro ministro.

Il senatore cilentano Francesco Castiello aveva lanciato la candidatura del sindaco di San Mauro Cilento Giuseppe Cilento ed è innegabile l’influenza che il parlamentare ha per il compagno di partito, ed ora ex ministro, Costa.

Per Cilento, le speranze si sono molto ridotte sia perché sarebbe venuto a mancare l’illustre appoggio di Costa, sia perché il primo cittadino è stato raggiunto da un avviso di conclusione indagini.

Secondo l’accusa della procura della Repubblica di Vallo della Lucania, Cilento avrebbe favorito un’imprenditrice del posto per l’aggiudicazione del servizio di mensa scolastica. Si tratta, ovviamente, di accuse da dimostrare e la giustizia farà il suo corso, ma sul curriculum di quello che è stato presentato come un deus ex machina per il territorio cilentano si staglia un’ombra molto pesante. Da sottolineare come la proposta di Castiello fosse stata appoggiata dal popolo pentastellato pronto a scagliarsi, anche ferocemente, contro chiunque la pensasse diversamente.

Nulla però è stato detto dal senatore e dai suoi collaboratori sulle indagini degli inquirenti, ma pare evidente che il nome abbia perso forza. Cilento perde quota, ma c’è chi la guadagna: si tratta di Simone Valiante, ex deputato del Partito Democratico e persona di spicco del partito in Regione Campania. Per lo stesso gioco del destino di cui sopra, anche nelle vicende personali di Valiante ha giocato un ruolo fondamentale Renzi. Nel 2015, l’allora segretario Dem Renzi gli impedì la candidatura alla Regione e nel 2018 al Parlamento.

Alle ultime elezioni, Valiante ha riscosso un ottimo risultato senza però venire eletto a causa della legge elettorale regionale. in molti, nel territorio, vorrebbero Valiante alla guida del Parco, vedendo in lui il volto nuovo capace di portare l’Ente fuori dal periodo di emergenza sanitaria e dal momento di crisi economica. Valiante, interpellato sull’argomento, si sfila e lascia la corsa, ma la nomina arriva direttamente da Roma e non si può  rinunciare a prescindere.

Nel frattempo, le manovre per il successore a Pellegrino continuano e vengono tirati in ballo i sindaci. Sulla questione interviene il primo cittadino di Piaggine Guglielmo Vairo. «Considero questo metodo di procedere non opportuno – dice – la mia proposta è di condividere un percorso individuando le priorità e scegliere la persona più adatta. Sono più importanti i contenuti che i contenitori».

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