Morto Pierino Prati, suo nome legato anche a Salerno

Bruno Marinelli

Pierino Prati da Cinisello Balsamo, il grande bomber degli anni 60 e 70, non c’è più. Nella giornata di ieri è venuto a mancare all’età di 73 anni. La sua dipartita succede di pochi giorni quella di un altro grande campione, Mario Corso, uno di quei giocatori che può essere considerato tra i pilastri della Grande Inter, grazie ai suoi dribbling ubriacanti. La carriera di Prati, costellata anch’essa da grandi successi, ebbe sostanzialmente inizio a Salerno. Il Milan, società nella quale ”Pierino la peste” crebbe, lo prestò infatti ai granata nella stagione 1965-66. Fu un’annata memorabile: sotto la guida dell’amatissimo Tom Rosati, le reti segnate dalla punta furono 10 in 19 presenze nel suo primo anno tra i professionisti, quello che riportò la Salernitana in Serie B dopo 10 anni.

I granata la spuntarono di un solo punto sul Cosenza, chiudendo il campionato al ”Vestuti” il 22 maggio 1966 battendo per 3-0 la Sambenedettese. Salerno fu il trampolino di lancio per Prati: l’anno dopo il Milan lo riprestò nuovamente, questa volta al Savona e lì i gol furono 15 ed in Serie B. A quel punto non c’erano più dubbi, Pierino sarebbe diventato un grande campione. Rientrato, questa volta stabilmente, in rossonero, tra il 1967 e il 1973 segnò ben 102 reti in tutte le competizioni vincendo tutto: uno scudetto ed una Coppa delle Coppe nel 1968 (successo quest’ultimo raddoppiato nel 1972), due coppe Italia consecutive nel 1972 e nel 1973, ma soprattutto la Coppa dei Campioni del 1969, dove Prati, nella finale del Bernabeu contro l’Ajax, segnò una fantastica tripletta. Sempre nel 1969 Prati, a soli tre anni dal trionfo con la Salernitana, portò a casa la Coppa Intercontinentale nell’infuocatissimo doppio confronto con l’Estudiantes.

Nel 1968 arriva per Prati anche il successo con la Nazionale Italiana: gli azzurri conquisteranno il titolo europeo contro la Jugoslavia, ancora oggi l’ultimo successo continentale; nel 1970 viene convocato ai Mondiali messicani anche se non disputa alcun match, l’Italia arriverà seconda, battuta solo dal Brasile di Pelè. Nel 1973 l’approdo alla Roma che non fu così pregno di successi anche se comunque mise a referto 28 reti in campionato in quattro anni. Prati legò molto con i tifosi giallorossi tanto che prima di ogni gara riceveva un mazzo di fiori dalla Curva Sud. ”Era un saluto reciproco tra me e i tifosi e in campo facevo di tutto per renderli felici” disse poi in seguito. Nel 1975, da questo punto di vista, Prati segnò un decisivo gol nel derby contro la Lazio campione d’Italia in carica ad un quarto d’ora dalla fine: quella partita valse il sorpasso ai cugini in classifica che vanificò le speranze biancazzurre di agganciare il titolo per il secondo anno consecutivo. Nel 1977 passò alla Fiorentina senza segnare reti, poi tentò l’avventura in America, nell’allora NASL con i Ronchester Lancers prima di chiudere in C2 di nuovo al Savona con lo stesso bottino di reti in due stagioni (12) nel 1981. Negli anni 80, poi, intraprese una non fortunatissima carriera di allenatore nelle serie minori, tuttavia va ricordata una promozione della Solbiatese nel 1988-89 dalla Serie D alla C2. Aldilà dei suoi grandi numeri, Prati è rimasto nel cuore di ogni appassionato calcistico anche per le sue doti umane: un motivo ulteriore per il quale non potrà mai essere dimenticato.


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