Menotti Lerro: una dichiarata passione per la poesia e il Cilento

Roberto Scola
Menotti Lerro

“Le sere di fine estate sono fatte per la contemplazione”, diceva il grande Paolo VI.

Al Castello di Agropoli, ho il piacere di incontrare  un poeta contemporaneo, milanese di adozione e cilentano di origine, tra i più conosciuti a livello nazionale: Menotti Lerro. Cominciamo a parlare dell’interesse comune che abbiamo per la valorizzazione della nostra terra, a cui il poeta, in particolare, offre un attivo contributo attraverso un vero e proprio culto per la poesia.

 Il 10 agosto scorso il Comune di Salento Le ha conferito la Cittadinanza Onoraria?

Sì, questo riconoscimento ha, per me, un valore inestimabile. Il Cilento, a volte, si rivela insensibile al desiderio di “elevazione” che alcuni suoi figli avvertono, per condividere con gli altri emozioni, pensieri, conoscenza. Il sindaco Gabriele De Marco e l’amministrazione comunale hanno riconosciuto l’impegno e la dedizione con cui ho contribuito a caratterizzare Salento, come “Paese della Poesia”, dove già risplendono – e sono destinate a moltiplicarsi – mattonelle contenenti versi inediti, che i più noti poeti contemporanei hanno composto proprio per il Cilento, apponendo queste ceramiche vietresi sulle mura del paese direttamente con le loro mani, in occasione del “Premio Cilento Poesia”, giunto quest’anno alla quarta edizione. É sempre un orgoglio per me ricordare che il Cilento ha già ospitato illustri poeti e critici nazionali come Davide Rondoni, Milo De Angelis, Franco Loi, Roberto Carifi, Vivian Lamarque, Giampiero Neri, Francesco D’Episcopo, Umberto Curi.

Dopo aver pubblicato sedici raccolte di poesie (e altrettanti testi di narrativa, teatro, saggistica…), in un percorso ventennale di studio e produzione artistica, Menotti Lerro, come definirebbe la poesia in genere?

“Quel gioco che non è un gioco” diceva César Símon, definendo magnificamente l’arte del comporre versi e dunque della letteratura tout court. La poesia è, in altre parole, una forma artistica che, come ogni altra, richiede talento, dedizione, passione, per giungere a contenuti elevati e universali.

Tra i Suoi Maestri, i grandi Giorgio Bàrberi Squarotti e Alessandro Serpieri. Ne citerebbe altri?

Avrei una lista lunghissima, dai miei docenti accademici a grandi poeti del Novecento come Montale, Ungaretti, Quasimodo, Eliot, Heaney, Barral, de Biedma, Rilke, Trakl. Citerei, inoltre,  innumerevoli classici, dai poeti greci e latini fino a Dante e Shakespeare. Minima, invece, sento l’influenza dei poeti contemporanei, che pure stimo molto.

A Suo avviso, perché siamo un Paese più di poeti che di lettori?

L’Italia, con la sua cultura, le sue tradizioni, i suoi paesaggi, è poetica, e ognuno vuole esprimere a suo modo la poesia che ha dentro, dando vita a composizioni che naturalmente rispecchieranno il proprio percorso umano e culturale. Il mio più grande timore e rammarico è che la tendenza a leggere poco riguardi anche i sedicenti produttori d’arte, non soltanto il pubblico.

Qual è lo stato di salute della poesia, oggi?

Se comparato con altri periodi storici e se si tiene conto del maggiore tasso medio di istruzione, direi che siamo in una fase mediocre. Il mondo sembra avere altri interessi, altri svaghi, altre preoccupazioni. C’è tuttavia una poesia che resiste, che si oppone alle prepotenze e alla bruttura. È questa, come sempre, l’àncora di salvezza per gli uomini e per l’arte tutta, ed è una grande gioia esserne consapevoli…

Che cosa occorrerebbe fare per appassionare molti più lettori alla poesia?

L’unica via è la crescita culturale, oggigiorno camuffata dall’invasività dei social network che sembrano dare l’idea di un grosso fermento espressivo, invece sono soltanto fumo negli occhi.

La società odierna è distratta, volta all’apparire e troppo condizionata dai mezzi tecnologici, in un vero e proprio caos comunicativo, per apprezzare in modo adeguato la poesia, che richiede riflessione, concentrazione, consapevolezza di sé, silenzio.

Quest’anno, il Cilento ha conosciuto e apprezzato le iniziative di assoluto spessore promosse dal Centro Contemporaneo delle Arti, da Lei fondato a Vallo della Lucania, nel mese di gennaio.

Il Centro Contemporaneo delle Arti ha, in effetti, già lasciato una piccola ma decisa traccia sul territorio, aprendo un confronto con nuove e stimolanti realtà culturali, come quella milanese. Proprio a Milano abbiamo inaugurato una seconda sede CecArt, realizzando moltissimi progetti in cui il Cilento è apparso come una fucina di idee con lo scopo di dar gloria all’arte nazionale e internazionale, anche grazie all’autorevole contributo del Comitato Scientifico composto da docenti universitari provenienti dall’Accademia di Belle Arti di Brera, Accademia di Carrara, Politecnico di Milano, Università Federico II di Napoli, Università degli Studi di Salerno… Certo, per noi è anche fondamentale riconoscere e valorizzare i grandi artisti cilentani, attraverso le importanti segnalazioni del nostro attento Comitato territoriale.

Menotti, anche Sua sorella Lucrezia è una poetessa e scrittrice di successo. Il segreto di tutto questo?

Difficile spiegarlo in poche righe. Diciamo che siamo stati entrambi precocemente ustionati dalla bellezza della letteratura e della poesia. Rimasti fedeli a questa profonda vocazione, abbiamo seguito due strade parallele ma estremamente diverse,sebbene le nostre divergenti visioni non escludano importanti e gioiosi punti di contatto.

Quali sono i Suoi personali progetti futuri?

A breve sarà pubblicato un mio nuovo romanzo di formazione. Per il resto, continuerò il mio percorso di docente tra Istituti Superiori e Università, lavoro che amo e mi gratifica molto.

Per chiudere… ci regala qualche verso sul Cilento?

Nell’ardente notte d’estate,

da una piccola finestra

nel cuore del Cilento,

mia madre cerca l’orizzonte,

lo indica col dito a chi l’ascolta.

Dito che il sugo assapora,

che asciuga gli occhi,

punto dall’ago che giace sulla spola.

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