Dopo circa trent’anni torna a Paestum un antico reperto del IV secolo a.C.

Giuseppe Di Vietri

Siglato accordo tra lo Speed Art Museum e il MiBACT per la restituzione di un antico reperto scavato illegalmente nell’area di Paestum

Verrà restituito al territorio un antico “vaso” di Paestum, oggi negli Stati Uniti.  Si tratta di un antico calice a cratere che serviva per miscelare il vino con l’acqua con raffigurato “il mio Signore Dioniso”, come direbbe il poeta Archiloco, adagiato in un simposio e intento a giocare a κότταβος, un gioco che consisteva nel colpire un oggetto con il vino rimasto sul fondo del calice. Il reperto databile attorno al 350-340 a.C. attualmente si trova allo Speed Art Museum di Louisville nel Kentucky che acquistò il calice-cratere nel 1990 da Robin Symes, un mercante (e un trafficante) d’arte con sede a Londra specializzato in arte arte antica, che all’epoca indicò di aver acquisito il cratere da un collezionista privato a Parigi.

Nel 2015 però un ricercatore dell’Università di Glasgow fornisce al museo statunitense alcune fotografie del calice-cratere tra cui una polaroid sequestrata dai Carabinieri a Giacomo Medici, altro grande trafficante di reperti archeologici, durante un’operazione del 1995 nel Freeport di Ginevra, uno dei luoghi chiave del traffico internazionale di reperti archeologici. L’origine delle fotografie e le incrostazioni sul cratere alimentarono i sospetti di una provenienza illecita del reperto, frutto di uno scavo in violazione quindi delle leggi italiane e internazionali.

Fortunatamente lo Speed Museum ha avuto la sensibilità di proporre una restituzione all’Italia evitando contenziosi e strascichi di carattere legale e politico. Un gesto di responsabilità che naturalmente avrà il suo tornaconto come spesso avviene nei casi di restituzione di reperti. Infatti l’opera rimarrà lì esposta per quattro anni prima di tornare in Italia ed essere restituito alla comunità pestana e cilentana e, al museo statunitense, saranno poi prestate altre opere per mostre tamporanee.

“Quando i siti archeologici vengono saccheggiati, gli autori del saccheggio ci rubano inoltre informazioni inestimabili e spesso insostituibili sugli oggetti che scoprono “, ha dichiarato Kim Spence, curatrice che supervisiona la collezione d’arte antica dello Speed ​​Art Museum. “Lo Speed ​​supporta pienamente il lavoro degli archeologi professionisti che seguono la legge e contribuiscono a una migliore comprensione degli oggetti d’arte e del significato che tali oggetti hanno giocato nella vita dei loro proprietari”, ha aggiunto Spence.

 

 

“Anche io so intonare il Diritrambo, il bel canto del mio Signore Dioniso, con la testa fulminata dal vino”  Archiloco

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