San Vito a Felitto tra storia, culto e tradizione

Katiuscia Stio

Domani i festeggiamenti

FELITTO. San Vito tra storia, culto e tradizione.
È d’uso, il giorno della vigilia di Sant’Antonio, tre giorni prima della festa di San Vito, che la statua raffigurante il busto del Santo, custodito nella Chiesa dell’Assunta, sia portata presso la Cappella che si trova nei pressi del torrente Pietra, che divide il territorio di Felitto da quello di Bellosguardo, dove è custodita un’altra statua del Santo, a figura intera. Una distanza di circa 8 km che viene percorsa a piedi, in processione e alzandosi di buon ora. La mattina della festa i fedeli si recano presso la Cappella di San Vito, per riportarlo in processione nuovamente alla Chiesa dell’Assunta. È un percorso che richiede una buona dose di impegno, sia per la distanza che per il caldo che preannuncia l’estate. Ciò nonostante attorno alla statua, allo stendardo che lo precede e al palio che lo segue, si forma una calca ed una competizione per offrire i propri muscoli nell’opera di trasporto. È tradizione che lungo il percorso, tra la Cappella ed il paese, ai portatori vengano offerti i “taralli”, detti appunto i taralli di San Vito, e vino. Per mantenere libere le mani, si usava infilare i taralli nel tralci di ginestra e, formatane una corona che si ingrandiva man man che ci si avvicina al paese, li si legava alla cintola. Portare più taralli significava anche maggior onore, oltre che alla strada percorsa e più fatica.

Questa sera alle ore 20:00, si terrà una conferenza su San Vito e la sua storia a cura di don Nicola Coiro, parroco di Roscigno e Bellosguardo.
Domani sera, dopo la celebrazione della santa Messa e la processione, la festa continuerà con la musica dei Komitiva. Per chi volesse prendere parte alla processione, l’appuntamento è domattina alle h 07:00 presso la Cappella di San Vito.

San Vito, venerato anche come san Vito martire o san Vito di Lucania (Mazara, III secolo – Lucania, 15 giugno 303), fu un giovane cristiano che subì il martirio per la fede nel 303 ed è venerato come santo da tutte le chiese che ammettono il culto dei santi. La memoria liturgica è da ricordare nei giorni 15 giugno, 20 marzo. San Vito è il patrono ed il protettore dei danzatori. Era assai venerato nel medioevo e fu inserito nel gruppo dei santi ausiliatori,[4]santi verso i quali veniva invocata una intercessione in particolari e gravi circostanze e per ottenere guarigione da malattie particolari.

Per secoli la figura di san Vito ha alimentato ed esaltato la fede popolare: si pensi per esempio alla protezione per la quale veniva invocato, in modo particolare nella speranza di ottenere guarigione da patologie quali la Corea di Sydenham, una forma di encefalite nota come ballo di San Vito (in quanto può presentare postumi come tic, tremori, etc.), dall’idrofobia, da malattie degli occhi (in slavo la parola Vid = vista fu associata al suo nome, e in quelle terre il culto di san Vito pare avesse sostituito l’antico culto di Svetovit), dalla letargia. Tuttavia la nascita del suo culto e la relativa tradizione agiografica non sono stati ancora studiati in maniera ampia e approfondita.

Il simbolo che lo rappresenta è la palma del martirio e il calderone dentro il quale avrebbe subito il martirio.

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