Cilento, fede e tradizione: il 2 febbraio si celebra la Candelora

Antonella Agresti
Olio

Il ruolo della festività nella credenza popolare

2 febbraio: festa della Candelora. La Chiesa Cattolica ricorda, in questo giorno, la presentazione di Gesù al tempio secondo quanto prescritto dalla legge giudaica per tutti i primogeniti maschi. Il termine “Candelora” è stato attribuito dalla tradizione popolare e rimanda al rito di benedizione delle candele, simbolo di Cristo “luce per illuminare le genti.”

La Candelora è nota anche come giorno della Purificazione di Maria perché cade esattamente quaranta giorni dopo Natale. Secondo la tradizione ebraica, infatti, una donna era considerata impura per quaranta giorni dopo aver partorito un figlio maschio e, allo scadere di questo periodo, doveva recarsi al tempio per purificarsi. Ma quella che oggi si celebra come Candelora, è una ricorrenza che trova similitudini già nei Lupercalia dei Romani.

Si trattava, infatti, di riti celebrati nello stesso periodo con fiaccolate che avevano a che fare proprio con il concetto di purificazione. Si pensa, dunque, che la Candelora sia stata istituita per soppiantare festività esistenti in epoca pre-cristiana. Come spesso accade, all’aspetto religioso se ne è sovrapposto uno folkloristico. In Campania, e in particolare in Irpinia, la Candelora è anche la “festa dei femminielli”. A Monte Vergine è nota con il nome di ” Juta ” e ricorda il giorno del 1256 in cui la Madonna, commossa dalla sorte di due omosessuali condannati a morire incatenati a alla montagna sbranati dai lupi, salvò i due ragazzi inondandoli con la sua luce. Per tradizione, dunque, questa giornata è divenuta la festa di tutte le coppie omosessuali.

“Quanno vene la Cannelora ra lu vierno simo fora ma si chiove o mena viendo quaranda juorni re maletiembo”.

Nel Cilento la Candelora richiama un antico proverbio che recita: “Quanno vene la Cannelora ra lu vierno simo fora ma si chiove o mena viendo quaranda juorni re maletiembo”.
Chiaro il significato: la Candelora rappresenta l’inizio dell’uscita dall’inverno ma nel caso in cui piova e ci sia vento ci attendono 40 giorni di maltempo.

In realtà esiste anche un’altra variante del proverbio che ha un significato diametralmente opposto: “si chiove a Cannelora ra lu vierno simo fora ma si neveca o mena viendo quaranda juori re maletiembo”.

Questi detti dimostrano come la Candelora per i contadini rappresentava una tappa importante nei ritmi di vita perché annunciava la primavera e la ripresa dei lavori nei campi.

E quella candela accesa simboleggiava anche il fuoco della vita che ricominciava a pulsare intensamente nella natura e nell’uomo; ma senza facili entusiasmi e con le dovute precauzioni. L’inverno poteva riservare improvvisi colpi di coda: ecco allora che i contadini si rivolgevano a San Biagio, festeggiato il 3 febbraio. In occasione della messa i fedeli accorrevano in Chiesa per farsi ungere d’olio benedetto.

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