Da Castellabate e Sapri la proposta: scelta degli scrutatori si basi sul reddito

Ernesto Rocco

Il prossimo 31 maggio i cittadini campani saranno chiamati al voto per il rinnovo del consiglio regionale e, in alcuni casi, anche per eleggere il nuovo sindaco. Pertanto i comuni hanno già attivato l’iter necessario per l’allestimento dei seggi, a partire dalla nomina degli scrutatori. La procedura, però, è molto spesso accompagnata da polemiche, in particolare sulla trasparenza relativa alla scelta dei candidati.

A Castellabate, Clemente Migliorino, componente del direttivo del Partito Democratico, ha rivolto un appello al primo cittadino Costabile Spinelli chiedendo di modificare il “metodo” per la scelta degli scrutatori, evitando favoritismi. Anzicché procedere alla nomina diretta, la proposta è di ricorrere al “al sorteggio pubblico (già adottato da vari Comuni) con criteri legati alla situazione reddituale e lavorativa”. “La nomina diretta prevista per legge – aggiunge Migliorino – non fa altro che generare disparità e meccanismi clientelari”. Di qui l’idea lanciata all’amministrazione comunale per “dare un’opportunità a chi non ha nessun sponsor politico e ne ha realmente bisogno”.

Un’ipotesi simile è stata avanzata a Sapri. Con una lettera aperta indirizzata al sindaco, Giuseppe Del Medico, al consiglio comunale e alla commissione elettorale, il MeetUp del Movimento 5 Stelle del Golfo di Policastro, ha chiesto di evitare la nomina diretta degli scrutatori da parte del comune, sistema che potrebbe favorire il cosiddetto “voto di scambio”. “Preso atto della grave situazione economica in cui versa la città di Sapri e della concreta possibilità, tramite la nomina degli scrutatori di seggio, di far lavorare e guadagnare denaro a chi ne ha effettivamente bisogno – scrivono gli attivisti – chiediamo che il criterio di tale scelta avvenga in funzione del reddito familiare prodotto dal modulo Isee, che la nomina privilegi il reddito più nasso ed, in caso in ex aequo, che vengona scelto chi ha un’età anagrafica più alta”. La parola, ora, passa ai comuni.

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