Salerno, nuove intitolazioni di spazi pubblici

L'obiettivo è di tutelare la storia del territorio

Angela Bonora
Intitolazione strada

Il comune di Salerno, guidato dal sindaco Vincenzo Napoli, intende procedere all’intitolazione di una nuova strada e una nuova piazza.

L’obiettivo

È compito dell’amministrazione comunale l’attribuzione della numerazione civica e della toponomastica, al fine di tutelare la storia del territorio tenendo cura che le nuove denominazioni rispettino l’identità culturale e civile della Città, i toponimi tradizionali e storici.

Le novità

La prima novità riguarda la strada con ingresso da via Generale Clark, fino al sottopasso dello svincolo della tangenziale Arbostella – Mariconda, questa sarà denominata “Via Arturo Carucci”.

Arturo Carucci (Salerno 1912- 2006), era un sacerdote salernitano. Durante lo sbarco di Salerno del settembre 1943 fu coinvolto dall’emergenza bellica in qualità di giovane cappellano del Sanatorio Da Procida, per alcuni giorni fu al centro di violenti scontri tra truppe tedesche e anglo-americane. Dopo essersi prodigato per mettere in salvo i degenti, Carucci riportò la cronaca di quegli eventi in alcuni libri che costituiscono una preziosa fonte per la loro ricostruzione. Nominato poi, direttore del Museo diocesano di Salerno, incarico svolto per sessant’anni, è stato negli anni autore di numerosi libri sulle opere d’arte ivi custodite, soprattutto sugli avori medievali e sull’exultet, mosso da straordinaria passione e intenso desiderio di garantirne la conservazione e la valorizzazione. Tra questi, la “Storia di Salerno” e gli “Avori salernitani”, con i quali Monsignor Carucci ha dato grande contributo alla conoscenza della storia della città e alla conservazione dei suoi beni culturali.

Per quel che concerne la piazza si tratta di quella del nuovo complesso edilizio: ovvero l’area compresa tra via Antonio Carucci e via Generale Clark, questa sarà denominata “Piazza delle Manifatture tessili”.

“Scusate, abitualmente vesto Marzotto”: siamo negli anni ‘70, e queste parole risuonano la sera nelle case degli Italiani. Sono le parole con cui si chiudono alcuni spot spiritosi della nota casa veneta, ad esempio quelle pronunciate da uno spadaccino dalla camicia oramai lacerata dopo un duello all’ultimo sangue. Nata come tessitura laniera nel 1836 a Valdagno, un piccolo borgo non distante da Vicenza, l’azienda costruisce negli anni il proprio successo, sino a sbarcare, negli anni ‘50 del ventesimo secolo, nel campo dell’abbigliamento: non più soltanto filati e tessuti ma anche abiti. La Marzotto si presenta quindi come una delle eccellenze dell’industria italiana quando arriva nel 1959 a Salerno, in una città da poco guidata dal sindaco Alfonso Menna: il suo sogno della “grande Salerno” è appena nato, e con esso le velleità di una forte industrializzazione. Lo stabilimento, per prestigio e dimensioni, rappresenta fin da subito un fiore all’occhiello della città, occupando migliaia di lavoratori, tra quelli direttamente alle proprie dipendenze e gli altri interessati dall’indotto. È una storia che finisce poco più di vent’anni dopo, quando alla metà degli anni ‘80 la Marzotto decide di chiudere lo stabilimento: per 30 anni circa, i suoi capannoni faranno parte parte del paesaggio urbano, in una zona che nel frattempo, tra alberghi, spiagge e nuove abitazioni, si è andata configurando sempre più come polo turistico della città di Salerno.

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