La comunità di Stio in festa per il Santo patrono San Pasquale Baylon

La storia di San Pasquale Baylon e le tradizioni legate a questa festa

Concepita Sica
San Pasquale Bylon

Patrono del Regno delle Due Sicilie, oggi San Pasquale è co-patrono di Napoli ed è venerato, oltre che in Spagna, in molte regioni italiane, in particolare nel sud Italia. È patrono delle opere eucaristiche e dei congressi eucaristici, dei cuochi, dei pasticcieri, delle nubili in cerca di marito e delle donne in generale.

La storia di San Pasquale Baylon

San Pasquale nasce a Torrehermosa in Aragona (Spagna), il 16 maggio 1540, nel giorno di Pentecoste. Figlio di Martino e di Isabella Jubera, una famiglia di modeste condizioni, sin da ragazzo San Pasquale lavora come garzone presso un allevatore di pecore di nome Martino Garcia. La sua vocazione spirituale e la sua spiccata devozione verso l’Eucaristia si manifestano sin da piccolo; mentre è al pascolo trascorre molte ore in preghiera e impara a leggere da solo utilizzando i libri delle preghiere. Pratica lunghi digiuni e la flagellazione per la mortificazione corporale. A diciotto anni chiede di essere ammesso al noviziato presso il convento di Santa Maria di Loreto dei Frati Minori riformati da San Pietro Alcantara. La sua richiesta viene accolta solo due anni dopo, e il 2 febbraio 1564 fa la professione solenne dei voti.

Per lungo tempo viene destinato a svolgere il servizio di portineria e anche presso altri conventi. Sceglie di restare un semplice frate, nonostante il parere favorevole dei superiori, e di non accedere al sacerdozio, di cui non si sentiva degno. Al centro della sua vita spirituale c’è l’Eucaristia. Trascorre lunghe ore in adorazione davanti al tabernacolo, immobile, sempre in ginocchio, con gli occhi fissi e le mani giunte o sul petto. Spesso, mentre prepara la tavola o lavora nell’orto, viene rapito in dolce estasi. All’amore per Gesù Eucaristia, San Pasquale unisce anche l’affetto per la Vergine Maria, di cui aveva ricevuto un’apparizione. Il Santo non solo è un fedele amante dell’Eucarestia, ma anche un suo fedele apostolo. L’Eucarestia è sempre al centro dei suoi pensieri e delle sue parole: ne parla al lavoro, mentre è in viaggio, e molti lo cercano per ascoltare l’entusiasmo e la profondità delle sue riflessioni. Per questa sua singolare devozione viene anche chiamato “Serafino dell’Eucaristia”.

Seppure in possesso di una modesta cultura, San Pasquale sa difendere la sua fede e, in special modo, l’Eucaristia. Viene richiesto da molti personaggi illustri per ricevere consigli. Nel 1576 riceve, dal ministro provinciale, l’incarico importante di compiere un viaggio a Parigi per portare dei documenti urgenti al Padre Generale della capitale francese e durante il viaggio rischia di essere ucciso dai calvinisti, mentre si trova ad Orléans, per aver tenuto testa agli oppositori ed aver confutato tutte le loro false argomentazioni sull’Eucaristia. Di ritorno dalla sua delicata e pericolosa missione, san Pasquale compone un piccolo libro di definizioni e affermazioni sulla reale presenza di Gesù nell’Eucaristia e sul potere divino trasmesso al romano pontefice. Una mattina, mentre sta servendo la Santa Messa, riceve la rivelazione della sua dipartita: pieno di gioia va a visitare i poveri ed i benefattori di Villa Real per l’ultima volta. Poi si ammala improvvisamente e dopo aver ricevuto il Sacro Viatico, all’alba del 17 maggio 1592, giorno di Pentecoste, nasce al cielo.

Il Culto

La vita di San Pasquale Baylon, patrono dei congressi eucaristici e delle società della Santissima Eucaristia, è caratterizzata da una profonda devozione verso l’Eucaristia e una grande attenzione verso i poveri e i sofferenti. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1592, San Pasquale ricevette l’onore della beatificazione ventisei anni dopo, il 29 ottobre 1618, ad opera del papa Paolo V. Successivamente, il 16 ottobre 1690, fu canonizzato dal papa Alessandro VIII. Le sue reliquie sono custodite nella chiesa del convento di Villa Real, a Valencia, dove i fedeli possono venerarle.

Nel corso della storia, San Pasquale ha ricevuto importanti riconoscimenti e incarichi. Nel 1897, papa Leone XIII lo proclamò patrono dei congressi eucaristici e delle società della Santissima Eucaristia, sottolineando l’importanza della sua figura nel promuovere la devozione verso l’Eucaristia. Durante la guerra civile spagnola, che si svolse dal 1936 al 1939, le spoglie di San Pasquale furono profanate e disperse. Tuttavia, nel 1952, una parte delle reliquie fu recuperata e ora è conservata nel santuario dedicato al santo a Villa Real.

Il culto di San Pasquale Baylon si diffuse nel XVI secolo grazie all’opera dei frati minori Alcantarini provenienti dalla Spagna. Questi frati costruirono un convento francescano a Portici, in Campania, e tra di loro c’era anche il giovane Pasquale Baylon. Dopo la morte di San Pasquale, i frati Alcantarini lo scelsero come loro patrono e invitavano tutti a invocarne l’intercessione nelle loro attività. Nel 1769, nel convento di Portici, intitolato a San Pietro d’Alcantara, venne aperta la prima scuola della città, dotata di una ricca biblioteca considerata la più importante della Campania. Da allora, il convento prese il nome di san Pasquale in onore del patrono.

Il culto di San Pasquale si diffuse inizialmente da Portici a Napoli e poi in tutto il sud Italia. Non si conosce il motivo preciso che ha dato origine alla tradizione di invocare il Santo per le giovani in difficoltà a trovare marito, ma una preghiera popolare diffusa tra le nubili recita: “San Pasquale Bailonne protettore delle donne, mannateme nu marito, rubicondo e sapurito, comme a vuje tale e quale, gloriosissimo san Pasquale”. Questo uso di invocare il santo testimonia la fiducia riposta nella sua intercessione per affrontare le sfide dell’amore e del matrimonio.

Un legame curioso che si attribuisce a San Pasquale è quello con l’invenzione dello zabaione, un dolce a base di uova, zucchero e vino. La denominazione “zabaione” sembra essere derivata dal cognome del santo (san Baylon, Sanbaion, zabaione). La devozione verso san Pasquale è molto viva ed il santo è particolarmente amato per la sua fede profonda verso l’Eucaristia e verso la Vergine Santissima e per la sua grande attenzione verso i poveri ed i sofferenti. In Campania la devozione verso il Santo è molto diffusa, basti pensare che circa il 56,3% dei napoletani porta il nome di “Pasquale” e che questo è il decimo nome più presente nella regione. A motivo del suo grande amore per l’Eucarestia, San Pasquale, nelle immagini viene raffigurato con l’abito francescano e nell’atto di adorare il Santissimo Sacramento nell’Ostensorio.

La festa a Stio Cilento

La festa in onore di San Pasquale è un momento di grande rilevanza nella comunità di Stio Cilento, di cui il Santo è il patrono, e viene celebrata con entusiasmo in due occasioni durante l’anno: il 17 maggio e l’ultima domenica di agosto. Questa festività, di antica tradizione e che pare sia stata istituita nella prima metà del XVIII secolo, rappresenta l’espressione tangibile della devozione dei cittadini nei confronti di San Pasquale. È grazie alle predicazioni di un frate francescano proveniente dal vicino convento di Gioi che la fiamma della devozione si è accesa nel cuore dei fedeli di Stio e, molto probabilmente, sono stati i discorsi di questo frate a dare inizio anche al culto di San Pasquale nella vicina comunità di Orria.

Una tradizione singolare caratterizza la venerazione degli abitanti di Stio nei confronti del Santo: consiste nel far indossare agli infanti nati durante l’anno, in occasione delle festività patronali di maggio e agosto, l’abito francescano simile a quello indossato da San Pasquale. È davvero emozionante vedere, in entrambe le occasioni, questi piccoli “San Pasqualini” tra le braccia delle loro madri, che con gioia e gratitudine seguono la solenne processione che si snoda attraverso le caratteristiche e curate strade del paese.

Durante la novena, il periodo di nove giorni di preparazione alla festa, i fedeli intonano canti che ricordano il grande amore di San Pasquale per l’Eucaristia e, contemporaneamente, chiedono che nei loro cuori possa nascere lo stesso ardore che il santo provava per il Pane del Cielo. Uno di questi canti recita così: “Oh Pasquale innamorato di Gesù Sacramentato, nel gustar quel Cibo Santo, ti struggesti tutto in pianto. Tu, con un santo e puro ardore, fa che bruci questo cuore: fa che impari a lacrimare nel venire al sacro altare”.

In questi tempi di grande inquietudine e incertezza, il legame profondo che San Pasquale ha con Cristo presente nell’Eucaristia può costituire un esempio luminoso da cui ogni fedele può trarre ispirazione per raggiungere una gioia autentica, ben al di là delle illusioni che i beni terreni possono promettere. La devozione a San Pasquale rappresenta un richiamo a rivolgere lo sguardo verso l’essenziale, verso la forza della fede e l’amore per il divino, in modo da trovare una pace interiore duratura e una gioia profonda che trascende le incertezze del mondo.

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