Emergenza cinghiali, in campo l’esercito. Dal Cilento: «Proposta da bocciare»

Emergenza cinghiali, il Ministero della Difesa accoglie la richiesta di Coldiretti: esercito in campo per contenere gli ungulati

Ernesto Rocco
Cinghiale

La peste suina rischia di diventare endemica. Lo fa sapere il Ministero della Salute. Sono infatti migliaia i casi accertati in Italia. Ecco perché il Ministero della Difesa ha annunciato che per affrontare l’emergenza cinghiali scenderà in campo l’esercito. I militari si occuperanno dell’abbattimento degli ungulati la cui popolazione è ormai cresciuta a dismisura. La proposta era già stata lanciata nei mesi scorsi da Coldiretti. Un modo per affrontare un problema ormai atavico. I cinghiali inizialmente rappresentavano un problema unicamente per le coltivazioni. Oggi sono anche causa di incidenti e provocano malattie.

Esercito contro i cinghiali: no di Palmieri

Ma la proposta dell’associazione dei coltivatori, accolta dal Governo, non accontenta tutti. Ad andare contro corrente è il sindaco di Roscigno, Pino Palmieri, secondo cui «La proposta di Coldiretti è da bocciare immediatamente. Abbiamo tantissimi cacciatori che potrebbero essere impiegati per contrastare l’emergenza cinghiali. L’esercito serve per altro».

Il coordinatore di FI prosegue: «L’esperienza dei cacciatori che sono stati formati come selecontrollori dal Parco del Cilento è un’esperienza che è riuscita ed è da incentivare su tutto il territorio nazionale. Quindi bisogna formare più selecontrollori possibile da poter utilizzare al contrasto dell’emergenza cinghiali. L’esercito deve essere impegnato in altri contesti operativi in quanto utilizza armi da guerra e non è personale qualificato per affrontare un’emergenza di questo tipo. I cacciatori selecontrolli hanno le capacità e le conoscenze per poter fronteggiare in maniera adeguata l’emergenza cinghiali».

I dati

Oggi in Italia si stimano oltre 2 milioni di ungulati. Quasi sette italiani su dieci (69%) ritengono che la presenza eccessiva dei cinghiali costituisca un problema, con il 58% che li considera una vera e propria minaccia per la popolazione, causando danni alle coltivazioni e perturbando l’equilibrio ambientale, secondo un’indagine Coldiretti/Ixè.

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