Divieto di visite ai degenti negli ospedali del “Ruggi”: rabbia dei sindacati

Si richiede alla direzione strategica del “Ruggi” una dura presa di posizione a difesa del personale infermieristico e degli operatori socio sanitari.

Ernesto Rocco
Ospedale Ruggi

Visite dei parenti ai degenti nelle strutture del “Ruggi”, arrivano le considerazioni del Nursind e le dichiarazioni di numerosi parenti di pazienti ricoverati presso gli ospedali dell’Azienda che lamentano il divieto, nonostante la fine della pandemia Covid, di assistere notte e giorno i loro congiunti e contestando quella che è stata definita “una disumanizzazione del personale infermieristico e operatori socio sanitari”.

Il Nursind e i parenti esprimono preoccupazioni

Il Nursind Salerno, rappresentato dal segretario generale Biagio Tomasco e dai delegati Rsu del sindacato per l’azienda “Ruggi”, Domenico Ciro Cristiano, Monica Senatore, Valerio Festosi Guida e Renato Chierchia, hanno espresso preoccupazioni riguardo al divieto imposto alle visite dei parenti ai degenti negli ospedali. Questi ultimi, a loro volta, lamentano l’impossibilità di assistere i propri congiunti durante il giorno e la notte.

Normative nazionali e ruolo dei parenti

Il direttore generale dell’Azienda “Ruggi” ha chiarito che i pazienti non autosufficienti sono di norma assistiti dai propri parenti e badanti durante il ricovero. Tuttavia, sottolineano dal sindacato, è importante ricordare che l’accesso alle strutture ospedaliere non è una semplice facoltà, ma è disciplinato da una normativa nazionale.

Tale normativa, a seguito della dichiarazione della fine della fase pandemica da Covid-19, ha stabilito regole chiare ed universali. Inoltre, è stato stabilito che i pazienti minori o non autosufficienti abbiano la possibilità di essere assistiti da un familiare o da un caregiver 24 ore su 24. Pertanto, non è chiaro da dove derivi l’accusa di disumanità rivolta al personale infermieristico e agli operatori socio sanitari.

Pericoli della commistione continua di personale esterno

È fondamentale considerare i pericoli derivanti dalla commistione continua di personale esterno alle strutture sanitarie, che vanno oltre la minaccia del Covid, osservano da Nursind. Ad esempio, le infezioni nosocomiali rappresentano una piaga che ha portato a un aumento della resistenza agli antibiotici in Europa negli ultimi 10 anni. Ciò ha determinato la diffusione di infezioni correlate all’assistenza causate da microrganismi antibiotico-resistenti, con un controllo limitato di tali infezioni. È importante tenere presente tali rischi quando si discute dell’accesso dei parenti alle strutture ospedaliere.

Differenza tra assistenza e visita

E proseguono i sindacalisti: «Basti pensare alla piaga delle infezioni nosocomiali che ha portato a registrare la maggior antibiotico resistenza a livello europeo degli ultimi 10 anni, che ha determinato la diffusione delle infezioni correlate all’assistenza causate da microrganismi antibiotico-resistenti (e il limitato controllo di queste infezioni). Ed è bene, inoltre, che si spieghi bene quale sia il concetto di assistenza diversamente da quello di visita, in quanto, evidentemente, qualcuno vorrebbe surrogare professionisti con anni di studi e di esperienza per il solo fatto di essere un parente dell’assistito stesso».

Ecco perché «chiediamo alla direzione strategica del “Ruggi” una dura presa di posizione a difesa del personale infermieristico e degli operatori socio sanitari, vigliaccamente vilipeso da chi di sanità, evidentemente, non capisce nulla».

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