Castelnuovo Cilento dice no al regionalismo: la legge Calderoli “uccide” le piccole comunità, “ mette a rischio l’unità giuridica ed economica”

Il sindaco Lamaida dice no alla legge Calderoli

Silvana Romano

Con una delibera di giunta, il comune di Castelnuovo Cilento, amministrato dal sindaco Eros Lamaida ha voluto stigmatizzare la sua netta opposizione al disegno di legge che porta la firma del Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie Roberto Calderoli.

Il primo sì alla devolution

Nel mese di febbraio, a seguito dell’approvazione in Consiglio dei Ministri della bozza della riforma sull’autonomia regionale differenziata, è partita, soprattutto nelle regioni del Sud, una più o meno netta opposizione al disegno di legge. Al centro della bufera, una decina di articoli del DDL che di fatto definiscono i principi generali per l’attribuzione alle regioni di particolari forme di autonomia: un’amministrazione della res publica che le svincolerebbe dalla gestione centrale del governo, in specie in alcuni settori già fortemente penalizzati, seppure ancora ad appannaggio statale, come l’istruzione, la salute, la tutela e la sicurezza sul lavoro. La bozza del decreto prevede che le materie oggetto di autonomia sarebbero soggette e condizionate dai Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP), ma stabilisce pure che questi siano oggetto di una cabina di regia, il cui operato sarà sottoposto solo a decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) mentre il Parlamento potrà esprimere un parere non vincolante.

Castelnuovo dice no

Alla luce di ciò che si va profilando, che svantaggerebbe essenzialmente il Sud Italia e penalizzerebbe in modo serio ed irreversibile soprattutto le piccole e periferiche amministrazioni locali, il Comune di Castelnuovo Cilento ha voluto palesare, con propria mozione, il suo disappunto all’iniziativa del Ministro Calderoli : “molte regioni e moltissimi sindaci, sia del Nord che del Sud- si legge nella delibera di giunta- hanno manifestato contrarietà alle richieste previste dall’articolo 116 della Costituzione, ritenendo che se questa scelta di devoluzione si realizzasse, sarebbe a rischio l’unità giuridica ed economica della Repubblica con enormi complicazioni nel governo delle singole materie, in danno all’eguaglianza dei cittadini, delle imprese e delle pubbliche amministrazioni locali e nazionali”.

Pertanto il comune di Castelnuovo chiede “che vengano obbligatoriamente definiti i Lep, i costi e i fabbisogni standard e i fondi perequativi, senza i quali non è possibile stabilire le risorse necessarie a finanziare le prestazioni sulla base del principio di eguaglianza, che il processo di devoluzione avvenga secondo il principio di sussidiarietà” e che quanto stigmatizzato dalla giunta comunale venga trasmesso al Presidente della Repubblica, ai Presidenti di Camera e Senato, al Primo Ministro, al Presidente dell’ANCI nazionale e regionale.

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