Calo degli alunni nelle scuole del Cilento, il dirigente Limongi: Il problema sono le politiche scolastiche

Maria Emilia Cobucci
Calo degli alunni nelle scuole, il DS Limongi: Il problema sono le politiche scolastiche

Manca poco all’inizio dell’anno scolastico e quest’anno, come anticipato nei giorni scorsisaranno 2488 gli studenti in meno rispetto allo scorso anno. Questi i dati forniti dal Provveditorato agli studi della Regione Campania, che inevitabilmente segnano un trend negativo per le scuole presenti in tutta la provincia di Salerno, con un minimo storico mai registrato. Una condizione determinata dallo spopolamento che negli ultimi anni ha colpito soprattutto i piccoli centri, con inevitabili ripercussioni anche sul mondo della scuola. 

I dati

I cali maggiori riguardano i bambini tra 4 e 5 anni. A Torraca l’apertura della scuola dell’infanzia vedrà la presenza di soli 5 bambini. A Magliano Vetere saranno 6, 8 nella frazione collinare di Bosco a San Giovanni a Piro. Meno di 10 alunni anche a Stella Cilento (8), Sacco e Cuccaro Vetere (9), Roccagloriosa, Magliano Vetere, Acquavella e Giungatelle (10). Soltanto 11 a Montecorice, Agnone, San Mauro Cilento, San Severino di Centola, a Orria e Cuccaro Vetere, 12 ad Acquavena di Roccagloriosa. E ancora: 13 alunni a Licusati, Camerota, Laurino, Montano Antilia, Gioi, Camaldoli e Ortodonico. Avranno 13 alunni i plessi dell’infanzia di Licusati, Laurino, Montano Antilia,  Gioi, Camaldoli a Campagna,  Ortodonico a Montecorice e Cicerale. Infine 16 a Pertosa, Teggiano e Santa Marina. Numeri alquanto preoccupanti. 

Il commento del dirigente Limongi

Il problema non sono i numeri ma le politiche scolastiche che danneggiano i piccoli paesi in quanto non mettono in campo misure serie per contrastare il fenomeno di cui si parla ormai da decenni ed è riconosciuto da tutta la letteratura scientifica – afferma Corrado Limongidirigente scolastico dell’istituto comprensivo “Teodoro Gaza” di San Giovanni a Piro – I governi che si sono succeduti non hanno modificato in nulla i decreti che determinano il numero degli studenti per classe e dunque non hanno tenuto conto di questo decremento demografico più che riconosciuto. Le politiche che  mettono in campo per contrastare lo spopolamento,  quindi la riduzione delle scuole, sono inesistente. A tutto questo va aggiunta  un’altra problematica che riguarda i piccoli paesi”. 

E poi precisa. “La gran parte dei comuni italiani, circa 8000, sono sotto i 15mila e i 5mila abitanti, quindi o si adotta una politica seria a tutela di tali realtà oppure ogni anno affrontiamo i medesimi problemi che col passare del tempo si ingigantiscono“. 

Da qui il riferimento concreto ai decreti pensati per le scuole ed elaborati 15 anni fa e ai quali le scuole ancora oggi si devono attenere ma che “non hanno più alcuna valenza storica in quanto fanno riferimento ad una realtà in termini di presenze che non trova più alcun riscontro, ad una realtà che non esiste più”. 

È giusto che si sappia che si sta effettuando una grande operazione di smantellamento anche della scuola pubblica attraverso la cosiddetta “razionalizzazione” che altro non è che un risparmio di soldi sulla pelle della scuola e degli alunni – conclude Limongi – Creare dei mega istituti accorpandone più di uno, anche in realtà territorialmente difficile da raggiungere, per arrivare ad un coefficiente stabilito a livello nazionale che è di 961 alunni significa praticamente smantellare la scuola pubblica. Questo lo dico con cognizione si causa. Se un dirigente scolastico può guardare negli occhi non solo il personale scolastico ma soprattutto i suoi studenti e alunni, seguendo anche le loro vicende scolastiche e personali, questo fa solamente bene al successo formativo e scolastico dei ragazzi”.

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