Strada del Mingardo, il caso arriva al Ministro della Giustizia

Il caso all'attenzione del Ministero della Giustizia che dovrà fornire chiarimenti in merito

Ernesto Rocco
Strada del Mingardo

La Cala del Cefalo, uno dei tratti più caratteristici e protetti della costa cilentana, è al centro di una controversia politica riguardante le modalità di intervento sul costone roccioso. La Sovrintendenza ha manifestato perplessità sulle opere ma il Comune di Camerota ha deciso di procedere utilizzando lo strumento della “somma urgenza” e ancora una volta ricorrendo all’uso di esplosivi che però, come chiarito dal sindaco stesso, non risulterebbero pericolosi per l’ambiente e il paesaggio

Le critiche del parlamentare salernitano Franco Mari

Il parlamentare salernitano di Alleanza Verdi Sinistra, Franco Mari, ha evidenziato che gli atti emessi dalla Sovrintendenza e dal Parco avevano il valore di un ordine di sospensione dei lavori. Pertanto, tali lavori non potevano proseguire senza le necessarie autorizzazioni legali. Mari ha sottolineato che la Procura di Vallo della Lucania era già stata informata di questa situazione da tempo e un suo intervento tempestivo avrebbe potuto evitare la demolizione della falesia nelle modalità adottate dal Comune di Camerota.

La richiesta di chiarimenti al ministero della Giustizia

La questione viene ora posta al ministero della Giustizia, a cui spetta il compito di fornire le opportune spiegazioni in merito. Sarà necessario approfondire se le azioni del Comune di Camerota siano state conformi alle normative vigenti e se siano state rispettate le procedure legali necessarie per un intervento di tale portata.

Questi sono gli ultimi sviluppi di una polemica che continua a tenere banco, alimentando dibattiti e richieste di chiarezza su come si sia gestito il delicato intervento sulla Cala del Cefalo.

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