Il monumento di San Francesco ad Agropoli: un’opera dimenticata

Carmela Di Marco
Monumento di San Francesco ad Agropoli

Il 24 Giugno 1219 Francesco di Assisi si imbarcò per Ancona, porto da cui raggiunse i crociati in terra santa. Lì cercò di convertire il sultano e predicò tra gli infedeli. Urgeva però una riorganizzazione del suo ordine, così ritornò in Italia fermandosi in alcuni centri del Principato di Salerno. Uno di questi centri fu Agropoli, dove il Santo “vestito di una rozza tonaca si diè a piedi nudi a predicare la perfezione evangelica per le vie e nelle piazze della città”.

Questa è la breve storia da cui deriva la notizia della venuta di San Francesco ad Agropoli. La veridicità di tale avvenimento è oggi non solo frutto della tradizione popolare, ma è comprovata da documenti storici, tant’è che quest’anno si celebrano gli 800 anni dalla sua venuta.

Il Monumento di San Francesco

Ad Agropoli, in sua memoria vi sono un convento e uno scoglio con una croce. Da lì, si dice, San Francesco abbia parlato ai pesci dal momento che gli agropolesi non vollero ascoltarlo. 

Ma mentre altri paesi fanno le loro fortune sulla presenza dei Santi, Agropoli non è mai riuscita ad inserirsi nell’ambito di un turismo religioso. Eppure le condizioni ci sono.

La storia della venuta di San Francesco ad Agropoli non poteva non scuotere l’animo e la volontà di un altro francescano, Sinforiano Basile, parroco di Santa Barbara di Copersito Cilento. Così nella metà degli anni ’80 decise di edificare un imponente monumento per San Francesco visibile da tutto il Cilento e la Piana del Sele. In effetti così è stato, l’opera fu innalzata, la statua montata sulla sommità e poi null’altro. Di lì in poi il lento declino.

L’opera

Perché Padre Sinforiano volle costruire quest’opera? A cosa sarebbe dovuta servire? Fu lui stesso a spiegare i motivi della realizzazione di questo monumento: “Rievocare l’ottavo centenario dalla nascita del frate (1182-1982), riportare il santo tanto amato ad Agropoli”.

Per costruire il monumento di San Francesco padre Sinforiano ha dovuto percorrere diverse difficili tappe, ma grazie al contributo economico dell’intero Cilento, i lavori ben presto iniziarono. Si scelse come posto un terreno ceduto in offerta dalla Ditta R. Liguori di Salerno. Un punto sito nella zona Santa Maria sulla collina San Marco. Si trattava di un’area che per la sua altezza era visibile da ogni parte della città e dai circostanti paesi.

La grande opera si compone di una torre alta 25,60 metri sormontata da una statua di sei metri in marmo bianco di Carrara, posta si di un piedistallo alto un metro. In totale la struttura raggiungeva un’altezza di circa 33 metri.

Progettista del monumento di San Francesco l’architetto Vincenzo Mari, che realizzò una torre a forma quadrilobata nel cui interno è previsto un ascensore e delle scale che collegano i diversi piani. A 19 metri di altezza uno splendido terrazzo con uno stupendo belvedere dal quale si può ammirare la statua del santo e l’immenso panorama cilentano.

Oltre ai sette piani vi sono un torrino e un piano interrato. La zona interessata dall’opera è di 30mila metri quadrati. Il progetto prevedeva oltre al monumento, una chiesa, sale per caffè e ristoro, sale per spettacoli e proiezioni, e luoghi d’incontro. Erano previsti inoltre locali per dormitori e convegni, un centro studi permanente, una biblioteca e una tipografia. All’esterno luoghi per attività sportive e cure fisiche oltre ad edifici per abitazioni, parcheggi e zone verdi. Insomma secondo il progetto si sarebbe dovuto realizzare un complesso d’inestimabile valore e di grande interesse turistico, capace di rivalutare in maniera encomiabile non solo Agropoli ma il Cilento intero.

Il degrado

Il monumento di San Francesco è stato invece lasciato alla tirannide del tempo e ora rimane ben poco. Segni del degrado sono presenti ovunque. Vetri e mura rotte, rifiuti depositati ovunque, scritte sui muri, e da qualche tempo, con grande rammarico si è scoperto che la statua del Santo ha perso la mano destra. Inutile un protocollo d’intesa siglato tra Comune e Parrocchia di Santa Barbara per rilanciare il bene. L’atto è rimasto lettera morta.

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