Il “Caso” Sessa Cilento: elettori in quarantena, per la legge non possono votare

Sergio Pinto
Elezioni comunali

SESSA CILENTO. Elezioni al tempo del covid, tra polemiche e disagi. I problemi riguardano coloro che, essendo positivi al virus, si trovano in isolamento domiciliare. Per loro il Governo ha varato un decreto leggio che fissa le modalità per esercitare il diritto al voto.

Elettori in quarantena: il decreto legge

Per gli elettori sottoposti a trattamento domiciliare o in condizioni di quarantena o di isolamento fiduciario che non possono lasciare l’abitazione in cui dimorano, infatti, è ammesso il voto a domicilio.

Fin qui nulla di strano se non fosse che il decreto legge n. 117 del 17 agosto 2021, precisi che per avvalersi del diritto di voto domiciliare gli elettori avrebbero dovuto far pervenire al Sindaco del Comune di iscrizione nelle liste elettorali, tra il 23 settembre 2021 ed il 28 settembre 2021, una dichiarazione, anche per via telematica, in carta libera, attestante la volontà di esprimere il voto presso l’abitazione in cui dimorano, indicandone l’indirizzo completo.

Non solo: alla dichiarazione deve essere allegato un certificato, rilasciato dal funzionario medico designato dai competenti organi dell’Azienda Sanitaria Locale, in data non anteriore al 19 settembre 2021, che attesti, in capo all’elettore, l’esistenza delle condizioni di trattamento domiciliare o condizioni di quarantena o isolamento fiduciario per Covid-19.

Regole precise, anche se discutibili, considerata la tempistica con cui è necessario inderogabilmente richiedere il voto a domicilio.

Il caso Sessa Cilento

Proprio la tempistica non rispettata non permetterà ad alcuni elettori di Sessa Cilento di poter esprimere la propria preferenza. Seppur questi ultimi sono in quarantena, infatti, la richiesta di voto che avrebbe dovuto permettere all’Ente di allestire un seggio apposito, non sarebbe arrivata in tempo utile.

Risultato? I cittadini in isolamento non potranno votare e sul caso scoppia la polemica. Sotto accusa il sindaco Giovanni Chirico (ricandidato). Per qualcuno, infatti, il primo cittadino, pur conoscendo la positività di alcuni residenti “non ha adottato alcuna misura per garantirne il voto. Inoltre, considerando il numero esiguo degli interessati, è ancora tecnicamente semplice allestire un seggio, anche solo temporaneo, ad hoc”.

Di fatto, però, il decreto legge, oltre a fissare una tempistica precisa, fa presente che devono essere gli elettori a fare richiesta di voto a domicilio. Non è prescritto che sia il sindaco ad agire in autonomia. L’amministrazione comunale, inoltre, ha fatto sapere di aver ricevuto richiesta di voto domiciliare soltanto il primo ottobre, pertanto oltre i termini previsti per legge.

Allestire un seggio in un piccolo comune è cosa semplice e probabilmente le disposizioni legislative potevano essere meno rigide. Ma, come dicevano gli antichi, “dura lex sed lex”.

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