Intervista a Mauro Ruggiero: un cilentano giurato al Premio Strega 2021

Annalisa Siano

Giunge alla sua LXXV edizione, il Premio Strega, il concorso letterario più prestigioso e ambito d’Italia, che gode di una risonante fama in tutta Europa e nel resto del mondo.
Quest’anno, annovera tra le fila della giuria anche la presenza del cilentano, Mauro Ruggiero.
Classe ’79, originario della suggestiva Acciaroli, Mauro si laurea in Filosofia e in Lingua e cultura italiana per stranieri.

Dice di lui: “Mi considero un cilentano “completo” in quanto nato e cresciuto ad Acciaroli, sulla costa, ma con i genitori originari di Cardile, nell’interno. Per questo ho sempre avuto la fortuna di vivere entrambe le dimensioni del Cilento: quella montana e quella costiera”-.
Insegna nei licei e nelle Università ed è autore di romanzi, saggi, racconti e poesie.
La sua professione lo conduce a trasferirsi a Praga, dove svolge la professione di amministratore dell’Istituto italiano della cultura e consulente accademico della Czech Academic City di Erbil.

Qual è il ricordo più bello del Cilento che porti con te nelle tue intense giornate lavorative a Praga?

Ho sempre ritenuto il Cilento una terra magica, anche quando ci vivevo, e questa magia legata alla terra è aumentata esponenzialmente nel ricordo quando poi sono andato a vivere all’estero. Quella sua dimensione sospesa tra presente e passato, i suoi odori, i suoi silenzi, i paesaggi marini e rurali… Mi porto dentro tutto questo, più che un ricordo concreto. Mi porto dentro un’atmosfera, una dimensione, una “cilentanità” a cui attingo quando ne sento il bisogno; quando è necessario “regredire” per rifugiarsi dentro sé stessi per attingere energia o anche solo per riposare dal mondo esterno. Se poi, invece, mi chiedessi di fare un associazione mentale con la parola Cilento, allora ti direi che questo termine, mi rievoca subito alla mente i tramonti sulla spiaggia di Acciaroli, quando si vede il sole scivolare nel mare a largo di Punta Licosa.

Con quale emozione hai accolto la notizia di essere giurato per uno dei premi letterari più prestigiosi d’Italia? Quali saranno i tuoi parametri di valutazione? Dalle prime letture hai già un preferito?

Questa è la seconda volta che sono in giuria per lo Strega. La prima volta è stato nel 2011(se non ricordo male), ma quella volta era un voto collettivo. Sono in giuria perché mi ha voluto la Direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura di Praga, Alberta Lai, perché alcuni istituti italiani di cultura nel mondo possono nominare giurati all’estero che si aggiungono a quelli che risiedono in Italia.
I miei personali parametri di valutazioni sono fondamentalmente tre: il primo e più importante è il coinvolgimento emotivo che nasce dalla lettura dell’opera letteraria, e cioè la volontà o meno che hai di alzare la testa dal libro che stai leggendo per prendere pause o fare altro. Un po’ come quando stai guardando un film dove più la storia è interessante, e meno distrazioni tolleri.
Poi lo stile: la capacità dell’autore di usare la lingua italiana, la sua capacità di giocare con la lingua e i linguaggi e la sua bravura “alchimica” con le parole e il loro potere perlocutivo.
Infine il tema trattato, l’originalità della storia e il messaggio che questa vuole trasmettere.
No, Non ho un autore preferito. Cerco di non farmi influenzare da scrittori che conosco magari anche personalmente. Alcuni di loro mi è capitato di intervistarli in passato. Cerco di essere il più imparziale possibile facendo riferimento ai parametri che ho detto prima. Al momento i 6 libri che ho letto (su 12 in totale), sono tutti di livello straordinario, anche se molto diversi tra loro. Non sarà facile esprimere i tre voti che ci vengono richiesti.

Che ruolo ha secondo te la Lettura o meglio la “Madre Cultura”, in un momento storico difficile, come questo dell’epoca Covid?

Indipendentemente dal Covid e dalla situazione che stiamo vivendo, la cultura ha un ruolo fondamentale sempre. Purtroppo questa cosa si dimentica troppo spesso e, purtroppo, la società a volte sembra pensare di poter fare a meno della cultura. Basta vedere l’importanza sempre minore che quasi ovunque viene data alla scuola, alla cultura umanistica, al ruolo che gli umanisti possono avere nella società… Questo è un errore che, se non ci sarà un’inversione di tendenza, pagheremo caro negli anni a venire. La cultura, in tutte le sue forme, è educazione alla responsabilità nei confronti di noi stessi, degli altri, della società e del mondo in cui viviamo ed è un vaccino formidabile contro tutt’altro genere di pandemie, non meno perniciose di quella che stiamo vivendo, e cioè delle pandemie che minacciano lo spirito.

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