“Ho sognato che bussavi alla mia porta”: il primo romanzo della cilentana Manuela Fagone

Letizia Baeumlin

La cilentana Manuela Fagone è l’autrice del libro intitolato “Ho sognato che bussavi alla mia porta”, romanzo autobiografico che rappresenta un vero e proprio inno alla vita, che tale non è se privata di emozioni.
Il testo è un piacevole viaggio tra i ricordi e la felicità. La promessa di scavare nella memoria del tempo e ricavare qualcosa che si avvicini il più possibile alla realizzazione di un sogno. Il racconto della vita di una madre, attraverso gli occhi di una figlia, per arrivare poi alla sua storia. Una storia difficile ma intensa, dinamica e mai priva di entusiasmo. Vivere la disabilità come una prova di resistenza, come un’onda anomala che intralcia uno scorrimento regolare ma che non inibisce mai e non limita in nessun caso la capacità e la voglia di amare. E l’amore, in tutte le sue gradazioni di colore, diventa così l’arma migliore per combattere e vincere qualsiasi sfida e il tema principale sono sempre le emozioni. Una vita che esalta la straordinarietà della normalità, dove il coraggio é il motore che guida ogni paura e dove la forza non esclude la bellezza delle fragilità. E nonostante una mamma stringe le mani del suo bimbo per troppo poco tempo, il suo cuore non lo lascerà mai e lo stringerà per sempre. 

Nata a Caltagirone nel 1980, Manuela Falgone vive da sempre a Palinuro. Si è laureata in psicologia all’Università “La Sapienza” di Roma e successivamente si è specializzata prima come sessuologa e poi come psicoterapeuta con indirizzo cognitivo comportamentale. Esercita la professione nel paese in cui vive e per la prima volta esce con un romanzo che parla interamente di sé.

In “Ho sognato che bussavi alla mia porta” il lettore si trova di fronte ad un libro di grande spessore narrativo ed emotivo che, con grande raffinatezza di stile e di linguaggio, narra la vita della protagonista, focalizzandosi soprattutto sulla figura della mamma. Questo libro è quasi un dono fatto alla madre.

Il testo comincia con un sogno e da qui si snodano i ricordi che l’autrice narra, parlando della sua vita fin da bambina; ogni cosa raccontata è dettagliata, ricca di particolari e mai scontata, tutto viene ricostruito come un puzzle che si chiama vita.

Ogni personaggio presentato è descritto egregiamente, sia a livello psicologico che caratteriale e fisico, così i luoghi, perfetti e precisi, nulla viene dimenticato e il lettore si trova dentro la scena, come se vivesse ogni spostamento e ogni evento.

Il libro ha uno stile molto scorrevole e fluido, le parole sono scelte con cura e in certi punti è quasi vicino alla poesia, parlando delle sensazioni e delle emozioni dei personaggi; tutto il testo ha un’aria di amore e tenerezza, soprattutto verso la mamma, un affetto eterno, da qui parte la storia e qui arriva.

Tutto il libro è un lungo racconto, diviso in capitoli che conferiscono linearità all’intera storia, articolata molto bene dall’inizio alla fine; dal passato al presente, un romanzo scritto con grande profondità d’animo, di un amore puro e vero che lega e resiste a tutto.
Il lettore resta dentro gli eventi fino alla fine, provando forti emozioni, le stesse di chi racconta.

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