Castellabate: 77 anni fa l’affondamento del sommergibile Velella

Vincenzo D'Andrea
Sommergibile Velella

CASTELLABATE. 7 settembre 1943, è una data che rimarrà indelebile nel polveroso libro della storia millenaria della nostra Patria. Gli italiani in festa, raggianti di gioia per la caduta del regime fascista, si illudevano di salutare la fine della guerra, grazie alla proclamazione dell’armistizio stipulato con le Forze alleate, proclamato solennemente dal Generale Badoglio. Nonostante tutto, infatti, si ammoniva allo stesso tempo che la guerra sarebbe proseguita. L’immenso entusiasmo si scontrava così inevitabilmente con atroci dubbi, che preventivavano di certo l’apparizione all’orizzonte politico e militare di scenari ben più inquietanti.

Le massime cariche dello Stato che avrebbero dovuto gestire la crisi, si dimostrarono impreparate o inermi, dinanzi all’evolversi imprevedibile degli eventi, con il Re in fuga e il Duce di cui ormai non si conoscevano più le sorti dopo la riunione del Gran Consiglio del 25 luglio e il conseguente arresto e reclusioni in varie località segrete. L’Italia era abbandonata a se stessa, con un esercito tra due fuochi, indeciso fra l’ affiancarsi alle Forze Alleate o continuare la belligeranza con l’alleato germanico: fu questa situazione confusa a causare la tragedia del Sommergibile Velella, che vide la morte di 52 giovani vite.

Il sottomarino era partito nel primo pomeriggio dal porto di Napoli il 7 settembre 1943, per contrastare le operazioni di sbarco delle Forze Alleate nel Golfo a Sud di Salerno. Navigando nei pressi dell’Isola di Licosa in territorio di Castellabate, fu intercettato da un’unità britannica, lo Shakespeare, che stazionava in quel tratto di mare e da questo drammaticamente silurato. Colpito a morte, il sottomarino si inabissò diventando la tomba dell’eroico equipaggio. Fermi ai loro posti di combattimento, i marinai del Velella si inabissarono attendendo la morte, coscienti e rassegnati che mai niente e nessuno li avrebbe salvati riportandoli in superficie. Quante lacrime versate, quanto dolore provato, con il rimorso che quanto accaduto forse si sarebbe potuto evitare, in quanto l’armistizio era stato siglato soltanto poche ora prima ed era stato mantenuto segreto dai vertici militari per vitali motivi strategici e politici!

Quante madri e quante spose attesero invano nella speranza di un ritorno che mai più si sarebbe verificato! La nera signora della guerra, arbitro impietoso e crudele delle contese umane, volle aggiungere l’ennesimo e quanto mai inutile capitolo di sangue nel drammatico diario delle operazioni belliche compiute sul suolo italiano nell’ultimo confitto. In quello specchio di mare dove si concretizzarono le fasi decisive circa le sorti della guerra ora è il silenzio degli abissi a regnare, muto testimone delle intrepide gesta dei 52 valorosi marinai reduci da tante missioni vittoriose nel Mediterraneo e nell’ Oceano Atlantico. Con onore e alto senso del dovere, i ragazzi del Velella seppero vincere la paura e l’indecisione, sfolgorando esempio di veri combattenti, arrivando fino all’estremo sacrificio.

Ancora oggi il relitto del sommergibile giace sui fondali delle acque del tragico combattimento, custodendo con molta probabilità alcune delle salme dell’equipaggio. In merito a questo particolare, sono in molti a ipotizzare un eventuale recupero di quanto rimane del sommergibile, dando magari anche giusta e doverosa sepoltura ai caduti. Quest’ipotesi, contrasta però con i codici militari delle marine di tutte le nazioni e di tutte le epoche, che indicano il mare quale ultima dimora terrena per quanti, hanno consacrato ad esso la vita e abbiano trovato la morte tra i flutti e considerando che il Velella non è certamente l’unico relitto che giace nei nostri fondali marini.

Ogni anno la locale sezione di Castellabate dell’ANMI (Ass. Nazionale Marinai d’Italia organizza una solenne manifestazione per commemorare gli intrepidi marinai, alla quale partecipano le massime autorità civili e militari, nonché varie associazioni combattentistiche di tutte le Armi, provenienti da svariate località della Campania. Molti arrivano anche da lontane località per trascorrere qualche ora nei luoghi teatro dello dell’ultimo combattimento, fatale alla nostra unità e per commemorare il sacrificio di tutti gli eroi del mare.

La Patria è una madre antica che non dimentica i suoi figli caduti per essa in tutte le epoche e in tutte le trincee. Onore a voi Marinai del Velella, che il vostro sacrificio non sia vano e non sia dimenticato e che sia portato per sempre nel cuore, insieme al ricordo di quanti, nell’ora dello sforzo cruento, caddero per non più rialzarsi, ma che oggi sono pur sempre vivi e presenti nella nostra vigilante memoria di uomini e di Italiani.

Condividi questo articolo
Exit mobile version