Abdoulaye Diallo, dalla guerra al Vallo di Diano e il sogno di diventare ingegnere

Redazione Infocilento

Dall’incubo della guerra tra etnie della Guinea Conakry, al sogno di una futura laurea in ingegneria in una università Francese dopo la certezza del diploma conseguito presso il liceo scientifico “Pomponio Leto” di Teggiano. Sono queste le tre tappe di Abdoulaye Diallo, arrivato in Italia, ancora minorenne su un barcone di migranti approdato sulle coste di Lampedusa e poi accolto come un figlio da una famiglia di Pertosa che lo ha seguito, aiutato e stimolato fino a fargli conseguire il diploma che gli ha aperto le porte dell’università.

A raccontare la sua storia è Rosita Petrizzo, responsabile del progetto Sprar attivo nel Comune di Padula e che ha consentito ad Abdoulaye di potersi riprendere la sua vita. “In Guinea, dopo l’uccisione del padre per ragioni politiche la madre gli ha detto di andare via perché era ricercato e rischiava la vita anche lui. E’ arrivato da noi nel 2016 – racconta Rosita – e quando ci siamo resi conto che era portato per la matematica lo abbiamo iscritto al liceo scientifico “Leto” a Teggiano”.

Ad aiutarlo nel suo percorso di studio, ma anche di vita e di integrazione è stata una famiglia di Pertosa. Antonio Mastrangelo, che nella vita è un ingegnere ed un insegnante e sua moglie Teresa, anche lei insegnante, si sono presi cura di Abdoulaye come un figlio e lo hanno seguito nel suo percorso di studi. “E’ un ragazzo molto studioso – continua Rosita Petrizzo – in questi anni la maggior parte del suo tempo lo ha dedicato allo studio, anche durante la notte”. Lo scorso 4 luglio si è diplomato con il voto di 93 su 100. La commissione d’esame quando ha concluso la prova orale si è alzata in piedi per congratularsi con lui. Abdoulaye ha sostenuto i test di ammissione nella facoltà di ingegneria sia presso l’Università di Liegi in Belgio sia in Francia e li ha superati entrambi. Nonostante in Belgio ci sia un cugino che insegna anche all’università e che avrebbe potuto rendergli la vita più facile lui ha scelto la strada più tortuosa, quella della Francia.

“Quando ci ha comunicato la sua scelta – conclude la responsabile del progetto Sprar – ci ha detto che ha scelto la Francia perché vuole farcela da solo, vuole affrontare questa esperienza in completa autonomia anche se è consapevole che potrebbero esserci delle difficoltà, adesso da qualche giorno è in Francia, ci scrive tutti i giorni e ci ha promesso che almeno una volta all’anno verrà a trovarci e siamo tutti certi che fra qualche anno arriverà da noi con il titolo di ingegnere”.

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