Capaccio Paestum, Cassazione conferma condanna per Squecco

Redazione Infocilento

Estorsioni e usura, Roberto Squecco condannato dalla Corte di Cassazione a 1 anno e 10 mesi. Rinvio alla Corte di Appello, invece, per valutare se la pena possa essere scontata nella forma semidetentiva. Secondo le accuse, l’imprenditore balneare e titolare di una impresa di pompe funebri, sarebbe stato parte di un sodalizio criminale coordinato da Giovanni Marandino. Squecco, inoltre, avrebbe messo in atto un tentativo di estorsione nei confronti di un’altra impresa di pompe funebri. La difesa di Squecco aveva respinto ogni accusa.

I fatti risalgono al 2014. Un’operazione portò al fermo di sei persone per un presunto giro di usura ed estorsioni a Capaccio e nella Piana del Sele. Tra i coinvolti anche Roberto Squecco.

In primo grado l’imprenditore capaccese era stato condannato a sei anni e quattro mesi, poi in Appello l’estorsione di cui era accusato era stata riqualificata in un tentativo non riuscito e la pena era stata ridotta (leggi qui). Infine il ricorso in Cassazione: per i legali i soldi richiesti non erano frutto di usura ma di un credito legittimo. Per questo si sosteneva che lo stesso fosse estinto a seguito della transazione con cui l’imputato aveva versato alla presunta vittima la somma di 92mila euro. Esclusa fermamente, invece, l’ipotesi di un sodalizio criminale guidato da Marandino. Tesi, però, respinte dai giudici che hanno confermato la condanna.

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