Capaccio, racket e usura: sconti di pena per sette imputati

Redazione Infocilento

Continua il processo per altre quattro persone

CAPACCIO PAESTUM. Arriva lo sconto di pena per Roberto Squecco, condannato a 6 anni e 4 mesi per estorsione in prima grado. La Corte d’Appello di Salerno, infatti, gli ha riconosciuto le attenuanti generiche riducendo la condanna ad 1 anno e e 10 mesi. Per Squecco resta comunque l’aggravante del metodo mafioso. Secondo le accuse, l’imprenditore balneare e titolare di una impresa di pompe funebri, sarebbe parte di un sodalizio criminale coordinato da Giovanni Marandino. L’estorsione sarebbe stata messa in atto nei confronti di un’altra impresa di pompe funebri. La difesa di Squecco ha respinto ogni accusa ed ha già preannunciato ricorso in Cassazione.

Nell’ambito del processo per racket e usura sono coinvolte anche altre sei persone. Anche per loro è le pene sono state ridotte dalla Corte d’Appello: 2 anni e 8 mesi a Ciro Casella, residente a Bellizzi ma domiciliato a Salerno); 3 anni e 8 mesi a Ettore Iovine di Salerno ed Enrico Bifulco di Napoli; 2 anni e 8 mesi a Vincenzo Senatore alias o’ presidente, nato a Roccadaspide e residente e Mercato San Severino; 4 anni e 4 mesi a Francesco Adamo di Nocera; 4 anni ad Antonio Cibelli, residente a Salerno e domiciliato a Capaccio, conosciuto per l’attività di “mago”.

Con la sentenza di ieri si chiude per loro il processo di secondo grado avendo scelto il rito abbreviato. E’ invece ancora in corso il dibattimento per gli imputati che hanno scelto il rito ordinario: Giovanni Marandino, il figlio Emmanuel, Nicola Battipaglia di Nocera e Francesco Pingaro di Capaccio.

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