Patto di Stabilità: i piccoli Comuni dicono no

Katiuscia Stio
Perito - @pasqualino.cirillo

Altri cinque comuni hanno deciso di aderire alla richiesta di abolizione del patto di stabilità per i piccoli centri. Quella che dovrebbe essere una normativa in grado di salvaguardare le casse degli enti, infatti, da molti viene vista come un ostacolo tale da limitare lo stesso sviluppo dei paesi, soprattutto i più piccoli, tanto da impedire anche la realizzazione dei programmi amministrativi. Dopo Futani, Bellosguardo, Sicignano degli Alburni, Castelcivita, Giungano, Ogliastro Cilento e Casaletto Spartano, arriva l’adesione di Caselle in Pittari, Castel San Lorenzo, Perito, Postiglione e San Mauro La Bruca.

L’appello, anche in questo caso, è rivolto alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, al Ministro degli Interni, a quello dell’Economia e al presidente dell’Anci nazionale. All’associazione regionale dei comuni, invece, è chiesto di farsi parte attiva nel divulgare la richiesta a tutti i comuni campani.

Il Patto di Stabilità impone ai Comuni di rispettare alcuni vincoli legislativi che limitano le modalità di spesa degli enti. Fino a 5 anni fa non si applicava solo ai comuni di popolazione superiore a 5mila abitanti, poi è stato esteso a tutti. In un momento di crisi in cui gli stanziamenti da parte del Governo solo ridotti e i comuni sono costretti ad ampliare le loro funzioni, il patto di stabilità determina non pochi problemi di gestione mettendo a repentaglio anche servizi fondamentali. Di qui l’appello delle amministrazioni comunali.

La proposta che stanno avanzando i comuni sembra che sarà accolta dal Governo: per favorire il rilancio degli investimenti la nota di aggiornamento al Def indica che si procederà all’abolizione del patto di stabilità interno che “limitava la capacità di intervento degli enti locali”. Un’altra novità, da molti richiesta, è “la riforma del codice degli appalti per rendere più snella e trasparente la gestione degli acquisti e delle forniture della PA”.

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