La grande storia ed i tesori di Agropoli: il Mito di Bellerofonte

Ernesto Apicella

Nella foto l’Hidria firmata dal famoso Assteas (ceramografo e ceramista greco, attivo a Paestum nel IV secolo a.C.) ritrovata il 19 aprile del 1967, nel Corredo Funerario della Tomba Lucana di Contrada Vecchia di Agropoli. Sul vaso è raffigurata una parte del Mito di Bellerofonte.

Bellerofonte era uno dei discendenti della famiglia reale che a quell’epoca dominava Efira, l’odierna città di Corinto. In realtà il nome con cui fu chiamato alla nascita era Ipponoo, ma egli non poté conservarlo a lungo a causa del crimine che avrebbe commesso di lì a pochi anni. Bellerofonte, resosi colpevole dell’involontario omicidio di Bellero, re di Corinto (ma secondo una fonte egli invece aveva ucciso per sbaglio il proprio fratello Deliade) giunse ospite presso Preto, re di Tirinto, in grado di purificare le anime. Stenebea, moglie di Preto, si invaghì di lui, venendo però rifiutata.

Ed ecco la scena rappresentata da Assteas, sul nostro vaso:
“Assetata di vendetta, la donna istigò il marito ad uccidere Bellerofonte, raccontandogli di essere stata sedotta da costui. Le leggi greche dell’ospitalità (la Xenia) impedivano però l’uccisione di un commensale; pertanto Preto inviò Bellerofonte da Iobate, re di Licia (e padre di Stenebea), con la scusa di consegnargli una lettera (che ne richiedeva, in realtà, l’uccisione)”.
La bellissima Hidria di Assteas, ritrovata ad Agropoli, è custodita insieme al resto del Corredo Funerario e alla Tomba Lucana, nel Museo di Paestum.

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