Capaccio, nuove regole per la Zootecnia: le aziende dovranno adeguarsi

Redazione Infocilento

CAPACCIO PAESTUM. Il 1° Marzo 2019, la Zootecnia del territorio potrebbe cambiare radicalmente: quel giorno entrerà in vigore la Delibera della Giunta Regionale della Campania n.762 del 5 Dicembre 2017, in attuazione alle disposizioni comunitarie e nazionali.
Essa amplia le zone vulnerabili ai nitrati di origine agricola, portando ad un dimezzamento delle zone in cui le aziende zootecniche possono spargere il refluo, passando dagli attuali 340 kg per ettaro a 170.

“Per le nostre aziende – evidenzia Michele Conte Giacomo, chimico ambientale – non è più tempo di delegare a enti, istituzioni o loro rappresentanti, devono dimostrare di avere quel coraggio che più volte hanno manifestato, mostrare nuovamente lungimiranza imprenditoriale, nell’adottare un Programma di Azione per la riduzione dell’inquinamento da nitrati”. Quali sono allora le soluzioni da adottare?
Il prima passo – dice Contegiacomo – è la realizzazione dei paddock, opere a corredo delle strutture aziendali zootecniche, oggi realizzabili secondo quanto prescritto dal RUEC di recente deliberazione dal nostro Consiglio Comunale.
Tali opere assolvono ad una doppia funzione quella riguardante il benessere animale che quello della diminuzione dei reflui zootecnici, altrimenti fortemente diluiti da precipitazioni.
Il secondo passo, un attento pretrattamento chimico/fisico delle deiezioni, più o meno spinto, per separare la parte solida dalla parte liquida.
Per giungere infine alla completa separazione della frazione liquida e solida”.
“Studi scientifici e soluzioni tecnologiche danno la possibilità di scegliere numerose applicazioni impiantistiche affidabili ed economiche poco importanti da un punto si vista ambientale.
Il fattore discriminante nella scelta di una soluzione, piuttosto che un’altra, non può essere dettata da mode del momento (vedi digestione anaerobica), ma dettata da scelte ponderate, che si possono avere solo con un’analisi delle effettive necessità aziendali.
Chiaramente una cosa è avere un centinaio di capi, un’altra è averne qualche migliaia”, conclude l’esperto.

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