Santa Rosalia: il 4 settembre la festa a San Mango Cilento

Antonella Agresti

SESSA CILENTO. Nel comune cilentano il 4 settembre segna un po’ la fine dell’estate: nella frazione San Mango, infatti, si celebra Santa Rosalia da Palermo Vergine e Anacoreta e la ricorrenza è l’ultimo dei festeggiamenti in onore dei santi patroni nel circondario. Quest’anno saranno i Cugini di Campagna ad esibirsi per l’occasione nel suggestivo anfiteatro “Gerardo Vitale”. Si rispetta, così, la tradizione musicale che è stata sempre tratto caratterizzante della festa di Santa Rosalia. E’ stato soprattutto negli anni Ottanta/Novanta che San Mango Cilento ha richiamato importanti presenze di pubblico grazie a nomi molto noti del panorama musicale nazionale: su tutti, Claudio Villa nel 1986. In paese tantissimi ricordano ancora il suo arrivo in moto e la vera e propria ovazione esplosa sulle note di “Granada”, successo del Reuccio del 1957. E ancora Dori Ghezzi, Fiordaliso, I Ricchi e Poveri, Mino Reitano, Pupo, Massimo Di Cataldo, Luca Barbarossa, sono tra gli interpreti più famosi che si sono esibiti negli anni successivi. La connotazione prettamente musicale della festa è stata per molto tempo determinata, inoltre, dal Cilento Festival, il concorso canoro per adulti e bambini che per decenni ha visto arrivare partecipanti dall’intera Campania.

Ma la festa di Santa Rosalia a San Mango conserva, ovviamente, anche tradizioni legate all’aspetto religioso. E’ il caso dell’Opera Sacra che porta in scena la vita della Santuzza. Il testo di autore anonimo è di notevole spessore letterario: risale probabilmente al XVIII secolo e fu forse scritto da un ecclesiastico. La tradizione sanmanghese più antica vorrebbe che l’Opera venisse rappresentata a mezzogiorno del 4 settembre, tuttavia in tempi più recenti è stata allestita per la sera della vigilia e si è consolidata l’usanza di riproporne una riduzione durante la processione del giorno di festa nei pressi dell’antico mulino. Le persone più anziane del paese ricordano a memoria le battute dei due atti che compongono l’Opera Sacra e che, fino agli anni Cinquanta, erano riservate esclusivamente all’interpretazione maschile.

La vita di Santa Rosalia è avvolta da una spessissima coltre di leggenda, tuttavia sembra assodato che fosse figlia del duca Sinibaldo, signore di Quisquina e di Rose (Agrigento), e di Maria Guiscardi, parente prossima di re Ruggero II d’Altavilla. Nata tra il 1128 e il 1130, trascorse la primissima giovinezza alla corte normanna di Palermo. Promessa in sposa al cavaliere Balduino come ricompensa per una coraggiosa impresa militare, Rosalia avrebbe rifiutato le nozze per darsi unicamente ad una vita di preghiera rifugiandosi prima presso un convento di monache basiliane e successivamente, viste le continue pressioni della famiglia, si sarebbe dedicata al completo eremitaggio sul Monte Quisquina e sul Monte Pellegrino. Fu qui che, secondo la tradizione, Rosalia riuscì a resistere alle insidie del Maligno continuamente assistita dagli Angeli. Sempre sul Monte Pellegrino avrebbe liberato dal Demonio tante persone avventuratesi nella montagna per cercare il conforto della giovane eremita. Non si conosce con esattezza la data di morte della Santa che, però, sopraggiunse quasi sicuramente quando era ancora molto giovane. Fu nel 1624 che le ossa rinvenute in un grotta del Monte Pellegrino furono formalmente riconosciute come sue e vennero portate all’interno delle mura di Palermo che Rosalia prontamente liberò dall’imperversare della peste. In seguito a questi avvenimenti, il culto della Santa si diffuse rapidamente in tutto il Meridione. Il contagio della peste penetrò a Napoli nel 1656 e, nei primi giorni di giugno di quello stesso anno, l’epidemia toccò anche il Cilento. Fu in questa occasione, quasi certamente, che si affermò localmente la devozione a Santa Rosalia. Come Palermo, anche San Mango fu liberata dal flagello della peste per intercessione della Santuzza: se ne fa memoria la domenica successiva al 18 novembre quando si celebra Santa Rosalia Penitente, in dialetto “Santa Rosaliedda”. Il diminutivo sta ad indicare proprio il carattere minoritario e penitenziale della ricorrenza rispetto alla festa “grande” del 4 settembre.

Le foto che corredano l’articolo sono relative a diverse edizioni dell’Opera Sacra e della festa di Santa Rosalia. Sono tratte dagli archivi di Silvana Ferrentino e Angelo La Trecchia.

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