Laurena Cilento: nuova vita a un bene confiscato alla criminalità organizzata

Antonella Capozzoli
Un panorama di Laureana Cilento

In piazza Aldo Moro, nel Comune di Laureana Cilento, sorge un edificio che ha una storia complicata. Si tratta, infatti, di un fabbricato, disposto su quattro livelli e confiscato alla criminalità organizzata: a oggi, l’edificio risulta al centro di una manifestazione d’interesse che punta a restituirgli nuova vita e l’Amministrazione di Laureana, guidata dal sindaco, Angelo Serra, ha deciso di rispondere positivamente all’invito, rendendosi disponibile ad acquisire l’immobile, rendendolo nuovamente vivo e, soprattutto, utile alla comunità.

La Giunta, infatti, facendo riferimento alle disposizioni relative al riutilizzo di immobili di questo tipo, ha stabilito di rivoluzionare il fabbricato per trasformarlo in una casa di accoglienza; in dettaglio, infatti, la struttura diventerà un edificio da destinare alle famiglie indigenti, bisognose, che versino in condizioni di particolare eccezionalità: sottoposti a procedimenti di sfratto esecutivo, in presenza di gravi patologie psico fisiche nell’ambito familiare, con  prole a carico e, in generale, in evidente disagio economico e sociale.

Il valore sociale e morale della rivalutazione di un edificio che aveva stampato il marchio della criminalità organizzata è immenso: rappresenta, concretamente, la capacità di trasformare il male, in bene, di offrire una seconda possibilità anche a quanto sembrava definitivamente perduto. “Qui la camorra ha perso”, recitano gli striscioni affissi sui tanti immobili che, in Campania, sono stati sottratti dalle mani sporche della criminalità organizzata; nel 2017, parlando per cifre, sono 1.432 gli immobili definitivamente confiscati; 453 quelli non ancora confiscati in via definitiva; mentre è di 1.885 il numero degli immobili sottoposti al controllo dell’Agenzia. In Cilento e Vallo di Diano, risultano confiscati 129 immobili e 5 aziende da Sala Consilina ad Agropoli, da Capaccio a Postiglione, passando per Albanella, senza dimenticare il Castelsandra di Castellabate. Una rete fitta, complessa, fondamenta di un edificio che, di fronte alla legge, crolla come un castello di carte, lasciando in eredità un patrimonio che sarà a servizio della comunità sana, pulita, trasparente.

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