Nel Cilento arriva un nuovo sport: survival

Anna Maria Maiorano

C’è un nuovo sport che sta prendendo sempre più piede in Italia. Il Survival (sopravvivenza). Nel Nord e nel Centro Italia, le associazioni sportive che insegnano e praticano il Survival sono sempre di più. In tutto il Sud Italia, invece, si contano sulle dita di una mano. Una di queste è nel Cilento, a Roccagloriosa. La “Survival Factor” è una Associazione Sportiva Dilettantistica che con Danilo Paolacci e Francesco Petraglia, Istruttori Nazionali di Survival Sportivo, propone giornate, esperienze e corsi di sopravvivenza per tutte le età: mini-corsi per bambini e ragazzi, differenziati per fascia scolastica, e corsi per tutti, dai 16 anni in su. Il campo base “Survival Factor Camp” è in aperta campagna, a Roccagloriosa, in località Monaci, non distante dal fiume Mingardo; ma questo sport prevede anche attività itineranti nella natura, e in quanto a paesaggi naturali il nostro Cilento ne ha di spettacolari.

Ma che cosa è il Survival?

Non si tratta necessariamente di avventure estreme nella giungla o di sopravvivere dopo un atterraggio di fortuna. In realtà il Survival è uno dei modi per riavvicinarsi alla natura riuscendo a fare a meno delle comodità tipiche della vita moderna. Sopravvivere con poco usufruendo di quello che ci offre la natura non è una cosa facile: al giorno d’oggi, infatti, i nostri istinti primordiali e la nostra manualità hanno perso sempre più importanza in contesti di vita totalmente slegati da madre natura. Accendere un fuoco senza accendino, imparare i nodi principali, leggere una mappa e orientarsi senza bussola, costruirsi un riparo d’emergenza, ricercare e potabilizzare l’acqua, costruire e provare armi da caccia e trappole primitive, imparare la cucina trapper, affrontare dirupi e ostacoli con l’uso di corde, gestire il panico, le paure, le fobie, lo stress e il timore di non farcela, migliorando l’ autostima. Queste sono alcune delle attività e il know-how di base di una scuola di sopravvivenza. Possono sembrare attività stravaganti, ma si può rimanere sorpresi per quanto si possano rivelare utili nella vita. Apprendere tecniche pratiche e di approccio mentale per affrontare con sicurezza una situazione di emergenza insegna a reagire con razionalità a situazioni disagevoli e a circostanze che non conosciamo, interagendo con l’ambiente circostante e traendo il massimo vantaggio dal poco disponibile. Serve inoltre a capire come un approccio tecnico e non istintivo faccia la differenza in situazioni di stress, ad apprendere che l’osservazione e l’analisi di quello che si ha intorno può tornare di grande utilità.

Danilo Paolacci e Francesco Petraglia della Survival Factor ci raccontano, come esempio reale, di quanto siano state utili le tecniche Survival a seguito del terremoto in Umbria del 2016, dove abitanti di piccoli paesi distrutti e isolati, come Castelluccio di Norcia, hanno dovuto “sopravvivere” in attesa dei soccorsi, e di come alcuni loro colleghi, Istruttori di Survival, abbiano messo in pratica le loro conoscenze in supporto a quelle popolazioni. “Ma non è nulla di trascendentale, sofisticato o rocambolesco – precisano Danilo e Francesco – si tratta, anzi, di risvegliare la vera natura dell’uomo. Ecco perché – ci garantiscono – dopo un’esperienza di Survival, molte cose si vedranno con occhi diversi, tutto non sarà più scontato e magari qualcuno farà anche un po’ fatica a tornare alla normalità. E, in ogni caso, comunque, ci si diverte”.

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