Agropoli, in centro un negozio su dieci è straniero

Ernesto Rocco

E’ polemica: cala l’offerte commerciale

AGROPOLI. Troppi negozi stranieri nel centro cittadino. Il malcontento è ormai diffuso e arriva non solo dai commercianti ma anche dai cittadini.

Nell’isola pedonale di Agropoli, infatti, sono stati aperti cinque negozi asiatici ed attualmente tra corso Garibaldi e Piazza Vittorio Veneto un negozio su dieci è straniero, senza contare altre due attività presenti in via Filippo Patella.

A suscitare malcontento non è l’etnia dei negozianti, bensì il fatto che tutti vendano gli stessi prodotti: bijou, accessori, capi d’abbigliamento. Insomma attività fotocopia, con prodotti non di marca, come sarebbe invece auspicabile in quello che dovrebbe essere il salotto buono della città.

L’offerta commerciale diventa sempre più carente. Ciò non fa altro che limitare le presenze nel centro cittadino, in un periodo come quello autunnale-invernale dove già si registra un calo di acquirenti.

Qualcuno fa appello al comune che difficilmente potrebbe intervenire. Non mancano però dei precedenti: a Forte dei Marmi, negli anni scorsi, l’ex sindaco Umberto Buratti (in quota Pd), vietò l’apertura di nuovi locali che vendessero prodotti non italiani. L’ordinanza fu giustificata dalla necessità di rilanciare l’artigianato locale.

Un provvedimento, questo, che puntava anche a limitare un fenomeno ormai in ascesa: quello dell’apertura di negozi stranieri, di solito cinesi, indani o pakistani.

Le cifre di Confesercenti parlano chiaro: Nel 2016 hanno aperto 7 mila aziende gestite da non italiani. Ora sono 160 mila, il 19 per cento del totale. Tra i settori a più alta densità forestiera: moda, tessile, frutterie, elettronica. Nel commercio ambulante le cifre cambiano ulteriormente: ad agosto 2016 le attività guidate da stranieri erano 103mila, il 53,1% del totale e il 4,9% in più rispetto allo scorso anno.

“Le imprese guidate da titolari non italiani – si evidenziò lo scorso anno da Confcommercio – hanno un ciclo di vita notevolmente più breve della media del settore, con oltre un terzo delle attività che chiude entro i due anni dall’apertura. Anche perché investono poco. L’imprenditoria straniera nel commercio ambulante, poi, presenta anche gravi segnali di irregolarità. Dall’analisi delle banche dati INPS, emerge che quasi 100mila imprese di commercio su aree pubbliche, di cui l’83% – più di 70mila – a titolarità straniera, non hanno mai versato un contributo negli ultimi due anni. Una quota elevata, dietro la quale temiamo si nasconda un’irregolarità endemica, sia contributiva che fiscale”.

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