Mastrogiovanni, depositate motivazioni sentenza appello. Radicali: “Necessaria tutela legale obbligatoria a chi è sottoposto a Tso”

Redazione Infocilento
Un'immagine tratta da 87 Ore, il documentario di Costanza Quatriglio che racconta gli ultimi giorni di Francesco Mastrogiovanni. Giorni di agonia, legato nudo mani e piedi al letto, nutrito solo con qualche flebo, senza che infermieri e dottori si accorgessero delle difficoltà respiratorie, che lo portano a morire di edema polmonare. E' finita così nell'agosto 2009 la vita del maestro di scuola Francesco Mastrogiovanni, classe 1951, nel reparto psichiatrico dell'ospedale San Luca di Vallo Della Lucania (Salerno), dove l'avevano portato per un tso (trattamento sanitario obbligatorio). Un caso che Costanza Quatriglio ripercorre principalmente attraverso le sconvolgenti immagini dei video di sorveglianza nel documentario 87 Ore, il 6 novembre in anteprima a Roma al festival Arcipelago, nelle sale dal 23 novembre con Cineama e in onda su Raitre il 28 dicembre in seconda serata. Il film ha il patrocinio di Amnesty International Italia. ANSA/ UFFICIO STAMPA +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++

Parla Michele Capano, tesoriere di Radicali Italiani e avvocato della sorella di Franco Mastrogiovanni

Le motivazioni depositate dalla Corte d’Appello di Salerno della sentenza di condanna di medici e infermieri responsabili di sequestro di persona per la contenzione ininterrotta cui fu sottoposto, tra il 31 luglio ed il 3 agosto 2009, il maestro elementare Franco Mastrogiovanni induce ad alcune riflessioni, al di là dell’apprezzamento del punto di principio fissato dai giudici, che hanno evidenziato come l’autonomia e la qualificazione professionale, unitamente alle condizioni palesemente disumane in cui è stato ricoverato Mastrogiovanni, non consente di ritenere assolvibili gli infermieri perché avrebbero “obbedito” agli ordini dei medici, come aveva invece ritenuto il giudice di primo grado di Vallo della Lucania.

C’è tuttavia un passaggio della sentenza cruciale sul terreno del “che fare”. I giudici, nel motivare l’abbassamento delle pene per i medici rispetto alla sentenza di primo grado, scrivono che “la sensibilità culturale rispetto al fenomeno della contenzione e alla sua incidenza sulla dignità e l’incolumità del malato psichiatrico, costituisce un’evoluzione relativamente recente […] nessuno può fingere di ignorare che la contenzione non era un’esclusiva dell’ospedale di Vallo della Lucania e tanto meno dei sanitari di turno durante la degenza delle odierne persone offese, ma costituiva il retaggio della concezione “manicomiale” del trattamento psichiatrico…”.

Ma a quasi quarant’anni dalla legge Basaglia, dopo un doppio passaggio generazionale di psichiatri, bisogna riconoscere che – come i radicali di Marco Pannella segnalarono a suo tempo – è lo stesso trattamento sanitario obbligatorio, nella sua attuale realtà e modalità di esecuzione, a perpetuare quella concezione “manicomiale” e a ritardare l’ evoluzione culturale di cui si parla nella sentenza. Per questa ragione, come Radicali Italiani proponiamo una riforma del Tso, con la sostanziale equiparazione tra le condizioni di garanzia e diritto di difesa previste per l’arrestato e quelle poste a beneficio dell’infermo cui la libertà viene sottratta nella procedura prevista dalla legge “Basaglia” e poi transitata nella legge 833 del 1978 regolativa del servizio sanitario nazionale.

Come la psichiatria e il dibattito giuridico più illuminati hanno da tempo segnalato, vi è una superficialità del ricorso al Tso che conduce inevitabilmente a una sottovalutazione del sacrificio alla libertà personale che con esso si determina. Occorre superare i ruoli burocratici di “passacarte” oggi svolti da Sindaco e Giudice Tutelare, e garantire una immediata e obbligatoria tutela legale.

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